venerdì 31 maggio 2013

è stato il figlio


daniele ciprì ha dato il meglio di sé in coppia con maresco e tra 50 anni verranno ricordati per totò che visse due volte e soprattutto per la loro cinico tv resa famosa da blob. come regista, da solo, non vale molto più di nulla. il talento evidente ce l'ha nella fotografia e se ne accorgerebbe anche un cieco, però un film del genere, che tratti con toni ironici e grotteschi la mafia dovrebbe riuscire a far ridere e molto, proprio perché più la base di partenza è drammatica e tragica e più in chiave comica induce al riso, ma la resa in questo caso è scadente perché manca totalmente di ritmo, le vicende sono raccontate con la flemma tipica dei terroni che non tencono vogghia di faticare pcché fa caldo, dunque, complice la canicola data da tale flemma filmica, ci si scopre a ronfare alla grande. per ciprì questo è un tonfo nell'acqua, da lui era lecito aspettarsi qualcosa di maggior livello, ed infatti il pubblico se n'è accorto (al cinema non c'era, e se c'era dormiva). toni servillo, però, per una volta non reitera il ruolo dell'annoiato noioso che ammorba il cinema italiano da le conseguenze dell'amore in poi.

skyfall


javier bardem nel ruolo di villain psicopatico con la morte nel cuore è qualcosa, ed a suo modo è anche divertente. è migliore di casino royale per due ragioni: lo spottone accorato verso londra bendispone e, soprattutto, l'andare a scavare nell'infanzia di james bond e sulla sua famiglia. laddove casino royale apriva il cerchio, questo lo chiude, ed anche solo per questa ragione si fa apprezzare di più. il migliore degli 007 con daniel craig è quantum of solace, che difficilmente verrà superato in futuro.

giovedì 30 maggio 2013

iron man 3


il primo ed il secondo iron man sono superiori. ci si noia.

la finestra di fronte


ahahahahahah!!! questa roba si fatica a definirla "film". ferzan ozpetek è un pazzo: la finestra sul cortile in salsa loboto-romantica, con la mezzogiorno che alterna sguardi languidi a sguardi persi nel vuoto, mentre un raoul bova in evidente affanno si improvvisa timido ed inesperto con le ragazze: certo, ottima scelta far fare l'uomo timido, introverso ed inesperto con le donne ad un sex symbol. il film così risulta credibile, non è che la gente scoppia a ridere. questo turco ha girato un solo film degno.
chiudo con una domanda: ma quella cosa schifosa, quell'essere dal sesso indefinito, quella creatura delle tenebre che ricorda la madre di shrek, quell'abominio sempre presente come il prezzemolo e costantemente inutile non sta sulle palle anche a voi?

paura


i fratelli manetti sono nella regia da non so quanti anni, forse qualcuno ricorderà zora la vampira o piano 17, e girano film propriamente detti da almeno 15 anni. pensare che dopo tutto questo tempo stiano ancora perdendo tempo con queste stronzate volte a scopiazzare le americanate con gente che rapisce e tortura persone in cantina è avvilente. sicuramente se fossero stati americani avrebbero beneficiato di più visibilità, di altri attori, eccetera, ma le responsabilità di questa stasi artistica, se così si può dire, è solo ed esclusivamente loro: inventati qualcosa per cercare di emergere, se non ci riesci dopo 20 anni forse è perché hai dei limiti. limiti che col tempo per altro diventano sempre più evidenti. siamo sempre dalle parti dell'amatoriale e non è più tollerabile nemmeno per gli appassionati di splatter perché manca totalmente la sceneggiatura, i dialoghi, una storia credibile, una fotografia propriamente detta. l'unico motivo per vedere questa robaccia è questo: avete una serata a casa vostra con i vostri amici e l'intenzione è di rimanere in terrazza a mangiare carne alla brace, dunque in sottofondo passate in loop questa stupidaggine ridendo dei manetti e di tutti gli scalzacani ivi coinvolti.
per la cronaca, c'è anche il fratello di toni servillo, il cantante degli avion travel, nel ruolo del serial killer.

total recall


non ha nulla a che vedere con l'atto di forza con arnold, ma per quasi tutto il tempo la cosa non è un problema perché l'umorismo è stato sostituito da una bella serie di scene d'azione sceneggiate benissimo con tanto di effetti speciali pazzeschi, specie durante gli inseguimenti. tuttavia, verso il finale, mentre l'originale di verhoeven lasciava a bocca aperta con il susseguirsi di scene potenti una dietro l'altra, questo fa cadere le braccia, addirittura fin quasi a pentirsi della visione. se non l'avete visto al cinema lasciatelo perdere: ha senso solo in sala. 

mercoledì 29 maggio 2013

moonrise kingdom - una fuga d'amore


wes anderson (i tenenbaum, le avventure acquatiche ti steve zissou, il treno per il darjeling), è un disco rotto, gira solo un film, non è in grado di girarne altri. stavolta si fa apprezzare leggermente più del solito perché si focalizza sui bambini, quindi grazie alla ribellione, alla formazione, all'ingenuità e alla crescita riesce ad intenerire, riesce a non farsi detestare come al solito. ma ormai si può dire con assoluta certezza che questo regista non ha assolutamente nulla da dire e che il suo stile personale e riconoscibilissimo non basta più: i film costano 9€ e bisogna dire/dare qualcosa allo spettatore, dare qualcosa di diverso, altrimenti non è tollerabile. non bastano più i super-cast di attori; questa volta ci sono bruce willis, il da qualche anno rincoglionito edward norton, il solito soporifero bill murray, harvey keitel impercettibile, e frances macdormand accademica: nessuno sfruttato, tutti noiosi, bill prevedibile e bolso, zero battute divertenti: il cast non basta più, la cosa più importante in un film sono i dialoghi, che si ripassi neil simon per dio! ah, probabilmente per alcuni sarà la scoperta dell'acqua calda, ma dato che wes è ammantato dallo status d'autore ed altri invece sono hollywood blockbuster film su commissione al servizio della committenza blablabla ci tengo a specificarlo: stand by me parla di avventure di adolescenti, e surclassa questa stronzata sotto ogni punto di vista, per di più senza un regista che si atteggia ad autore. 

hostage


thrillerone su rapimenti e riscatti prevedibile e noioso. è dura amare bruce willis perché poi finisci per sciropparti tutta la sua merda e per lo più le pellicole a cui prende parte sono, appunto, sterco.

martedì 28 maggio 2013

fire with fire


stupisce la presenza di bruce willis; è vero che così come morgan freeman accetta qualsiasi scrittura purché paghino, però di solito bruce sceglie progetti importanti, dal grosso budget, invece questa volta fa da comprimario ad una stronzata thriller coi nazisti che poteva andare bene al limite negli anni '90, ma non oggi. il budget è basso, gli effetti speciali quando crollano le palazzine per gli incendi, il protagonista è un vigile del fuoco, suscitano il riso involontario. la trama è impostata di default su wikipedia alla sezione "thriller americano standard", per cui non credo sia necessario apporre ulteriori commenti.

gente di roma


ettore scola è forse l'unico autore che possa essere accostato a monicelli per maestria, anzi per molte persone gli è addirittura superiore (si evince che per me non è così). da riusciranno i nostri eroi... a i nuovi mostri, insomma per tutti gli anni '70 è stato letteralmente sovrumano, poi ha vivacchiato nel mestiere con risultati anche eccellenti, ma a mio parere al massimo gradevoli e nulla più. dunque non è certo dall'ettore scola del 2003 che bisogna aspettarsi qualcosa, eppure se prendi milioni di euro dello stato per il "contributo all'arte" (che non c'è) e chiedi per giunta soldi alla gente per far vedere la tua opera è lecito esporsi ad un giudizio: non è pessimo, non è da buttare, ma non vale molto più di nulla. è il suo ultimo omaggio a roma, una città a cui ha dato tanto ma soprattutto che ha dato moltissimo a lui. e tranne che per qualche battuta, qualche barzelletta o anneddoti messi in scena, il risultato è trascurabile, poteva tranquillamente ritirarsi a vita privata prima, ché non basta recitare er padre de li santi ai ragazzini sull'autobus per suscitar qualcosa. fuori tempo massimo, di 20 anni.

lunedì 27 maggio 2013

nudi e felici


ultimamente in tema di stronzate e rom-com jennifer aniston l'avevo vista in cose più riuscite ovvero come ammazzare il capo e vivere felici e mia moglie per finta, senza dimenticare il cacciatore di ex, che vi consiglio, anche se mi sembra che il livello stia diminuendo tanto che l'ultimo capolavoro era io & marley. questa invece è una stronzata che vale poco e considerato che le premesse erano adulti sempre nudi in una comune di hippies strafatti, donne bellissime e droga, il risultato è scadente. qualche scena qua e là è okay, ma lo consiglierei solo ai fan sfegatati di jennifer.

domenica 26 maggio 2013

looper - in fuga dal passato


è piaciuto praticamente a tutti quelli che l'hanno visto, però l'hanno visto in pochi ed il passaparola non c'è stato. gli ingredienti per funzionare ci sono tutti: fantascienza, viaggi nel tempo, i criminali nel futuro distopico sono troppi e vengono mandati indietro nel tempo e condannati lì a morte (wow), sulla terra la gente inizia ad avere i poteri esp, l'inter vince uno scudetto non di cartone (l'ho già detto che è fantascienza?), varie ed eventuali; eppure, nonostante tutta questa carne al fuoco, il film non funziona perché l'umore di questo western fantascientifico è un po' noir, ma noir del tipo bolso, fiacco, col mood impostato sullo scazzato andante. non so perché bruce willis abbia bisogno di mostrarsi perennemente scazzato per sembrare credibile (è alla frutta?), probabilmente è stanco di fare la macchietta con la parlantina che spara a tutti in canottiera (non lo biasimo), però pare la versione action dell'ultimo bill murray, e chi ha visto i film con l'ultimo bill murray sa che non è qualcosa di positivo. ho fatto male ad andare al cinema perché 9 € non li vale, ma una visione in dvd una sera in cui piove sì, a patto che venga noleggiato e non comprato, perché è uno di quelli che vedrete una volta, anche con discreta soddisfazione, e mai più (credo sia difficile affezionarsi a qualcosa del genere).

the last stand - l'ultima sfida


so bene che questa era solo una scoreggina, perché smetteva di fare politica quindi serviva qualcosa di veloce per tornare a farsi vedere, ma è deludente. è esattamente come lo immaginate, grazie anche al trailer che non mente: bolso, fuori tempo massimo, stanco, a basso budget, eccetera. però a scrivere qualche dialogo fico e qualche scena interessante, o ad usare qualche espediente fuori dall'ordinario non ci vuole nulla, non serve mica il budget di michael bay: basta un po' di inventiva. non so, mi vengono in mente i film di quella coppia comica inglese, tipo hot fuzz, shaun of the dead, oppure doomsday: i budget non sono chissà che cosa insormontabile (per hollywood), anzi basti sapere questo dato: il budget di questa pellicola è identico a quello del già citato doomsday e del primo resident evil, quindi niente male. i mezzi per creare del sano intrattenimento ce li avevano eccome, eppure solo 10 minuti sono realmente divertenti, con tutta la sala intenta a ridere di e con arnie. per il resto del tempo ci si pente di guardarlo. poi, sì, so che nei prossimi 5 anni probabilmente farà parte di qualche altro capolavoro, perché il suo nome è ancora spendibile e la sua stella non morirà mai.

sabato 25 maggio 2013

i banchieri di dio

solito film di denuncia asciutto e ben fatto, all'italiana. di quelli che già solo a guardarli ti senti una persona migliore, avverti la vivida sensazione di non stare a buttare il tempo come quando ti dedico alle commediucole con julia roberts e robaccia simile. eh, peccato però che la vita è già dura e che il mondo è già difficile, quindi di film che raccontano giornalisticamente cose che tu già conosci attraverso i mass media si rivelano, a conti fatti, poco utili. mentre julia roberts alleggerisce le giornate, permette di digerire la cena e aumenta il bene verso il prossimo, normalmente prossimo allo zero.

passione

passione di turturro è una fresatura di ovaie a dir poco imbarazzante; credo che anche i napoletani (mi spiace per i loro natali) la detestino. è talmente una immondizia inutile ('immondizia' in questo caso non è casuale, non so se avete colto l'aggancio, eh eh eh) che non funziona nemmeno come sonnifero: è musicale, quindi strillano tutti ergo non puoi addormentarti davanti la tv.

cogan - killing them softly


questo capolavoro è stato censurato ed oscurato da obama così come gli ebrei oscurato, censurano e controllano il cinema affinché ogni 3 mesi sia possibile dire: "per non dimenticare", "noi ebrei siamo vittime" e facendo attenzione a che nessuno distribuisca film in cui vengano anche solo criticati (puoi criticare i cattolici, puoi criticare gli islamici, non puoi criticare gli ebrei al cinema). obama è un figlio di puttana, perché a lui rode che mentre nella pellicola passava lui in un televisore con i suoi discorsi speranzosi alla: "yes we can" c'era BRAD PITT pronto a smerdarlo.
che fai, ora te la prendi anche con thomas jefferson? 
amico mio, jefferson è un santo americano, perché ha scritto le parole: "tutti gli uomini sono creati uguali", cose in cui evidentemente non credeva visto che fece vivere i suoi figli in schiavitù. era un ricco enologo stufo di pagare agli inglesi troppe tasse, così scrisse quelle belle parole e aizzò la plebaglia che andò a morire per quelle parole mentre lui rimaneva a casa a scolarsi il suo vino e scoparsi la sua schiava. e QUELLO (indica obama che parla in tv) viene a dirmi che viviamo in una comunità?? ma non farmi ridere! io vivo in america, e in america tu sei solo. l'america non è una nazione: è soltanto affari. e adesso pagami!

venerdì 24 maggio 2013

effetti collaterali


steven soderbergh è bravo e astuto: sa che channing tatum non vale molto più di nulla ed in un film del genere (thriller, lui agente di borsa del lato oscuro) risulta credibile così come uno scilipoti in politica, quindi lo fa morire dopo una ventina di minuti, contribuendo a rendere più credibile il film. jude law può tenere in piedi un film del genere, il ballerino no.
il soggetto è tumultuoso, la storia ha parecchie svolte narrative e colpi di scena e ci si scopre sinceramente ammirati durante la visione, però alcune delle caratteristiche precipue di steven sono dei veri e propri difetti: a volte, nonostante la regia rigida, si concede scelte da chi vuole darsi un tono piuttosto che mettersi al servizio dello spettatore; lui ci tiene sempre a fare bella figura, ci tiene ad essere protagonista, non si fa da parte. per come vedo io il cinema, questo è un difetto perché si sconfina dalle parti della maniera, dell'accademia. ad esempio, per rimanre nel film d'autore e per darsi arie, evita di sconfinare nel thriller seriale anni '90 dando più ritmo al film ed usando la musica come supporto al film: certo, avrebbe creato un prodotto di genere, più "umile", mica no, ma almeno non avrebbe annoiato. l'incedere del film, nonostante il soggetto potente, è fiacco, lento, ed in sala gli spettatori tendono a prender sonno (a me è capitato prima della metà del film, alle prime avvisaglie dei volatili per diabetici di jude law): certi han proprio dormito, ronfavano. è vero che la storia era potente ed i colpi di scena non mancavano, ma steven ha scelto con cognizione di causa di evitare un crescendo per la suspence, evitando d'arrivare al climax, evitando il TA-DAAN!, evitando il rullo di tamburi, e questo trovo sia davvero un difetto, perché lui era sempre lì a sbattere in faccia: sì, sono io che ho deciso di non far montare la panna come si deve né di farla smontare. oltre a ciò, il difetto più grande e credo sinceramente poco opinabile è il finale: definirlo sbrigativo è dire poco, nel giro di pochissimi minuti si sistema tutto e amen. ed arrivare ad un finale di quel genere, sveltissimo, dopo ben DUE ore di film a tratti soporifero e senza aver fatto montare la suspence a dovere, anche con "trucchetti" del thriller di mestiere, contribuisce a rimanere insoddisfatti, quindi ci si rompe i coglioni (per chi li ha). ed è davvero un peccato, perché il soggetto era davvero portentoso, si toccavano tanti e tanti argomenti e si potevano sviscerare discussioni su discussioni. in sostanza, steven soderbergh è un vero coglione, e se dice di voler smettere col cinema limitarsi a farlo, perché il fatto che si sia "stancato di fare film" (come dicono i suoi amici) è qualcosa che si vede.
per ultima cosa, banalmente infastidisce perché davvero non tollerabile (non è plausibile, non è credibile) vedere i personaggi accogliere su di loro tutte le brutte cose che gli accadono col trasporto emotivo di una puttana negra con un cliente: il mondo gli cade addosso, e loro sembra stiano sorseggiando il tè, se son proprio adirati al massimo si concedono uno sguardo torvo, ma di più non fanno: poche minacce, assenza di parolacce, assenza di grida. questo accade perché il regista ha detto loro di non caricare troppo i ruoli, di rimanere più distaccati, asettici, così il prodotto risulta autoriale, di classe, eccetera. ma per un prodotto autoriale, di classe, che sia teso a sfoggiare maestria, be', bisognava chiamare roman polanski

passato prossimo


adoro ugo tognazzi, è il mio attore preferito, però francamente non so se perdonargli la nascita di quel canchero di sua figlia maria sole. in quella cazzo di famiglia fanno recitare pure i cani (dico proprio quelli propriamente detti, a quattro zampe insomma) e fanno qualsiasi mestiere in quest'arte, che vieppiù sviliscono (ma questo è un eufemismo: in realtà stuprano analmente con la sabbia come lubrificante). in quest'aborto di feto morto, suo esordio alla "regia" maria sciorina dissertazioni esistenziali a tratti drammatiche a tratti ehhehhe commedia dei ggiovani! in un interno romano, con questo che si cruccia, con quella che si perplime, ma sono tutti ricchi borghesi annoiati che non fanno nulla oltre a parlare. non metti a fuoco il popolo o la società, non metti a fuoco la gente o la nevrosi dei 30 o 40enni (a parte che il tema è abusato e va be'), non mette a fuoco niente: è un bel fritto misto di anelli di aria. fossero di baccalà o anelli di totano pure pure: se l'olio è buono e il pesce è fresco vengono bene, ma qui non c'è davvero nulla. non stupisce che questa cialtrona diriga un film ogni 10 anni. nelle intenzioni poi vorrebbero fare qualcosa come, mi dispiace farvelo sapere, il grande freddo (posso ridere?), ma i riferimenti stilistici non sono né kasdan né altro, al limite siamo dalle parti di qualche trisomico a caso che nel mondo ha tenuto una telecamera in mano per più di 10 secondi e che ha mostrato la sua "opera" alla figlia di tognazzi, quindi ha iniziato a fare la regista. come se tutto ciò non bastasse a far meritare la castrazione di ogni singolo membro della famiglia tognazzi, c'è il paradosso insultante: questi scalzacani ci tengono a far sapere che la condizione dei figli d'arte che vogliono fare gli attori è triste e sfortunata perché tutti fanno paragoni e non importa del loro talento tanto parleranno male di te e ti aspettano al varco, e poi esci fuori di casa per andare a cercarli, brandendo katane come quella furia cieca di rutger. è imbarazzante. tuttavia, una capacità ce l'ha, riesce ad ispirare qualcosa: violenza. paola cortellesi dovrebbe essere spazzata via dall'universo.

giovedì 23 maggio 2013

il comandante e la cicogna


fortunatamente silvio soldini ha smesso di farla fuori dal vasino per tornare all'ovile. col ributtante giorni e nuvole ammorbava l'italia con l'ennesima tirata sul precariato, malriuscita perché totalmente priva del suo marchio di fabbrica (ironia, toni fiabeschi, buoni sentimenti, persone semplici, drammi accolti con serenità) oltre che semplicemente fuori tempo massimo ed alla canna del gas (ancora con margherita buy che grida??); col penultimo cosa voglio di più lo si comprendeva ancora meno perché abbandonava temi insulsi come il precariato, ma che comunque fanno botteghino, in favore di un dramma tra le lenzuola e storie di tradimenti che lasciano il tempo che trovano e sulle quali non mi dilungo ulteriormente (ci son già i linche); con questo torna all'ovile.
agata e la tempesta fece da spartiacque tra la prima parte della sua carriera, quella illuminata grazie a le acrobate e pane e tulipani; e la seconda, quella fulminata, ovvero i due di cui ho parlato all'inizio e che affrontavano (male) temi a lui non congeniali, almeno dal punto di vista della resa finale. capivo benissimo la necessità di cambiare: dopo due bellissimi film, soprattutto pane e tulipani, con agata continuava a ripetersi togliendo gli strati di profondità, lasciando solo la componente ironica e ludica; a quel punto il passo era brevissimo per reiterare all'infinito il disco rotto come fanno in tanti, diventando sterile immagine di se stessi. per cui io la necessità o voglia di cambiare la capivo. non comprendevo quel vomito come risultato, ecco.
dopo due tentativi uno più fallito dell'altro, ma dai risultati buoni/discreti al botteghino, è tornato all'ovile: prima era licia maglietta, ora è valerio mastandrea ad andare alla deriva adagio e con serenità tra l'italia piena di contraddizioni che non lo facilità e le complicanze della famiglia. tutto è al suo posto e laddove c'era bruno ganz a dispensar aforismi tanto graditi a soldini, oggi è quel grassone di battiston. tutto esattamente al suo posto, tutto come sempre, forse niente di nuovo. forse, perché mentre negli anni '90 silvio era libero dalle mode (a nessuno fotteva di parlare del precariato per forza, nonostante ci fosse eccome; a nessuno fotteva di mettere per forza le nevrotiche urlanti nei film, nonostante ci fossero, eccetera) e creava un capolavoro come pane e tulipani, o un film molto gradevole e puramente ludico come agata, ora mostra le cose da un'altra prospettiva, filtra tutto il gioco e la fiaba dei suoi due capolavori attraverso l'attualità degli avvocati che una mano lava l'altra, gli appalti truccati, i soldi all'estero. si vede che la sua situazione sentimentale ha trovato stazione amena, quindi ha ritrovato la sua ironia: mi fa piacere per lui.
non vale un unghia di pane e tulipani, non mi ha divertito giocosamente come in agata e la tempesta, ma è un film risciuto.

mercoledì 22 maggio 2013

gli sfiorati


è tratto dall'omonimo libro di sandro veronesi, che naturalmente mi guardo bene dal leggere, e tecnicamente è riuscito, inappuntabile, anche gli attori sono egregi, non son presenti tanti canidi. eppure. eppure scorre via, al massimo, appunto, ti sfiora ma non suscita reale interesse: è un po' come bere l'acqua panna, dopo hai di nuovo sete, ché ti sembra d'aver perso tempo bevendo l'aria. si dirà: è un film leggero come l'aria, bene, ma è un pregio? ed ha senso dire "bene" di un film leggero come l'aria? se non c'è profondità, se non si va a scavare, se non c'è scontro, se ci sono sempre le solite cose, le solite scenette, il solito sesso al solito momento, le solite nevrosi profonde e pregnanti come una scorreggina nel letto un attimo prima d'addormentarsi, cosa c'è di realmente interessante? nulla. non è malvagio, gli attori sono apprezzabili, infatti mentre bevi l'acqua panna non provi disgusto, però dopo ti sembra di non aver bevuto affatto, ed hai ancora sete. certo, mi rendo conto che pretendere 'qualcosa', di qualunque genere, da sandro veronesi sia sensato come chiedere ad un tonno di spiegarci qual è la strada più breve per taormina, ma dato che questo è un film e ci hanno messo le mani altre persone magari si poteva pretendere qualche miglioria. cosa dite? oddio, un dubbio mi assale: forse le migliorie rispetto al libro ci sono anche state. conoscendo veronesi tutto è possibile, del resto a loro non c'è mai fondo, anche se con questo finale frettoloso e facilone alla vanzina risulta difficile crederci davvero. ho gettato 2 ore della mia vita, ancora.

alyce


filmetto straight-to-video, il livello è amatoriale, la regia non esiste, la fotografia ahahah, gli attori sono impiegati con la passione per il cine giardinaggio. alyce inavvertitamente vede la morte, poi ci prende gusto ad ammazzare, ma il motivo non c'è: siamo dalle parti della noia, non dei mostri che ci portiamo dentro, non nella disperazione, non nella maschera alla amerycan psycho, niente, niente di tutto questo. e non siamo nemmeno dalle parti della violenza gratuita, niente, zero: una ad un certo punto inizia ad ammazzare sino a quando la fermano, lei però è stralunata e cade dalle nuvole quando la vogliono arrestare. madonna sanda.

martedì 21 maggio 2013

too big to fail

queste scempiaggini dall'estetica da televisione, fiction rai, sono noiosissime e non servono a nulla: due ore riassumibili nel concetto: con i mutui subprime ed altre sublimi nefandezze i laureati di harvard accumulano decine/centinaia di milioni di dollari mettendolo nel culo alla gente comune. l'altra volta era margin call, stavolta quest'altra stronzata tratto da un libro inutile che spiega in 400 pagine quello che abbiamo visto al tg, raccontato meglio e riassunto in un servizio di 3 minuti. non servono centinaia di pagine per capire che l'occasione rende l'uomo ladro, che i governi sono burattini in mano ai poteri economici che fanno e disfano quel che vogliono, e soprattutto continueranno a farlo, perché chi governa non ha il minimo interesse a porre dei paletti per mettere un freno. il tutto, con la fotografia della fiction rai e con il ritmo di un film di chabrol (il regista della noia). credo di aver detto tutto. mi piace pensare che william hurt, paul giamatti, james woods e bill abbiano aderito a questa stronzata perché sommersi dai debiti dopo aver investito tutti i loro averi nella lehman brothers.
pullman

world of the dead - the zombie diaries


pattume per la tv inglese che ricalca la moda (ab)usata anche da romero nei diari degli zombie. non c'è trama, non c'è thrilling, la camera a mano fa girare la testa, non si vede nulla, eccetera. capisco che la "trovata" della camera a mano e girare in infrarosso in notturna permetta di avere un film con 5 euro e due mezze birre, però un film con gli zombie, dico un film con gli ZOMBIE ha bisogno di tanto sangue, e qui non solo non è tanto, ma non c'è proprio. a suo modo questo cancro è un capolavoro: riuscire ad ANNOIARE in un film con gli zombie che dura 80 minuti è impresa titanica: ci vuole talento. non so in quale campo (chiaramente non questo), ma sicuramente ci vuole talento.

lunedì 20 maggio 2013

upside down


questo bizzarro pianeta a due gravità ha una parte, quella upside, dove le persone sono ricche, istruite, pettinate e con la barba fatta; non hanno molte risorse ma essendo persone ricche sfruttano le risorse dei poveri: quelli down, che, in quanto tali, ovvero trisomici, si fanno fottere tutte le ricchezze senza batter ciglio. abbozzano sempre, hanno la barba incolta e vestono male. no, voglio dire: complimenti per la metaforonaonaONA, grande inventiva davvero: CLAP CLAP.
la storia d'amore è imbarazzante e tenuta in piedi col vinavil, infatti si scolla dopo 3 giorni, alla prima giornata di caldo. lui, un insulso "attore" senza nome, è incapace di rendere bene in un film romantico perché l'unica espressione in grado di fare è quella con le sopracciglia alzate, come fosse in estasi, espressione che lui usa sia se incontra un suo amico, sia se uno dice una cosa interessante, sia se la ragazza che ama gli dice: "vienimi in bocca, non aspetto altro". tom cruise dopo una lobotomia parietale sarebbe più espressivo, per dire. ammetto, però, che un canide del genere solo a questo genere di pellicole può prender parte. diverso è il discorso per kirsten dunst: bravissima, ci mette impegno persino in una favola venuta male tipo questa, però ha un solo grande difetto che non dipende più da lei, o, diciamo meglio, dalla sua volontà: non è forse troppo grande per il ruolo dell'ingenua innamorata? ha passato i 30 anni, ha preso parte a melancholia, ormai mi sembra fuori tempo massimo per questo genere di cose, una stronzata del genere le sta troppo stretta. ai tempi del giardino delle vergini suicide, o del primo spider man, il discorso sarebbe stato diverso, ma ormai dovrebbe prender parte a film romantici per gente adulta, tipo elizabethtown, e non più per under-12.

flight


dal trailer non mi incuriosiva per nulla: malcolm x come al solito è dio in terra e anche quando gli aerei cadono a pezzi e crollano lui riesce a salvare tutti con manovre aeree volte a cancellare alcune regole della fisica; tuttavia con le indagini si scopre che aveva bevuto ed allora l'america invece di santificarlo se lo beve e vuole gettar via la chiave. ed il trailer, purtroppo, come spesso accade, praticamente svela tutto il film. tranne un particolare. alla fine diventa un mega spottone pubblicità progresso: con tanto di denzel che al processo vuota il sacco, chiede scusa per essere un alcolizzato e si impegna a redimersi in carcere (si farà crescere la barba, tipo franceschini insomma) e si darà alla scrittura (tipo franceschini insomma) ed esorterà i giovani d'america a non bere. io però trovo che il suo avviso sia una merda: meglio la parte del film in cui si ammazza di alcool, cocaina e sesso con donne di TRENTA anni meno di lui, a volte insieme ad un john goodman che ormai fatica ad entrare dalle porte. questo perché l'unica pubblicità veramente progresso è questa: l'unico dio su questo universo è il dio denaro, e con quello si fa una bella vita, e la bella vita consiste nel fare tanti soldi stancandosi poco, ed impiegare il proprio tempo alle feste, bevendo, drogandosi e facendosi persone molto più giovani e belle di noi. però avrà capito tutto lui: meglio dire la verità, farsi togliere tutti i soldi e passaare TRENTA CAZZO ANNI in carcere diventando la bambolina preferita di qualche negro con l'aids. sicuramente ha ragione denzel, io sbaglio.