lunedì 3 ottobre 2011

la pelle che abito


chi conosce bene pedro sa che da un bel po' di tempo ormai non ha nulla da dire, dunque giustamente cerca di divertirsi con la passione piu' bella del mondo continuando a raccontare le stesse storie (sotto un'ottica del tutto diversa), oppure variando un po' il brodo, come in questo caso. fondamentalmente, da
straricco imbolsito e annoiato qual e', pedro almodovar non ha un cazzo da fare: lui non e' come voi, che state sulla spiaggia a leggere i libretti di grisham e patricia cornwell solo per 7 giorni all'anno mentre permettete ai vostri piccoli nei di ingrandirsi ed in futuro evolversi in futuri tumori al pancreas o chissa' dove, no: lui e' a non fare un cazzo su un lettino per tutto l'anno, dunque dopo un'abbuffata di libretti di patricia s'e' dato al medical-thriller; la qual cosa di per se' fara' ridere piu' di qualcuno anche senza aver visto il film, me ne rendo conto.
vado dritto al nocciolo (io CONOSCO HARDCORE): ricordate il senso di sgradevolezza e insensatezza trasmessi durante la visione de la mala educacion? qui piu' o meno siamo da quelle parti, solo che siamo nel terreno dello pseudo-thriller. 'pseudo' perche' in realta' il thrilling non esiste per nulla: pedro ha avuto bisogno dei piani temporali, andando spesso avanti e indietro nel tempo con piu' di qualche flashback per giustificare una storia che difficilmente stava in piedi da sola e che soprattutto latita completamente di thriller (con i flashback lui per lo meno riesce a mantenere in piedi una sorta di accrocco, diciamo cosi').
sia chiaro, pedro non sa piu' cosa fare, ma anche se cambia genere (non e' una battuta sottile, eh!) rimane comunque se' stesso: quel che oggi alla visione ci sembra cosi' diverso, cosi' sgradevole e malsano, e' niente di diverso da quello che c'ha fatto vedere 30 o 20 anni fa, solo che allora lui era GIOVANE, pieno di VITA, con una VERVE pazzesca, dunque sconfinava sempre nel grottesco e, porca miseria, ci faceva morire dal ridere, ci divertiva un casino. soprattutto, uno dei meriti piu' grandi che gli si riconosceva era questo: pur se apparentemente le sue storie erano ai "confini" (come le persone emarginate, che in quanto tali non sono al centro di nulla, neanche -e soprattutto- di loro stesse), pur se apparentemente i personaggi erano cosi' strampalati e molto poco plausibili/credibili, tu alla fine finivi per "crederci", tu alla fine del film non pensavi piu' a dei 'personaggi', bensi' a delle 'persone'; persone che ti sembravano vere, persone che ti sembrava vivessero, non avevi la sensazione di stare a sentire qualcuno che mandava a memoria un copione, qualcuno che 'leggeva' le battute. oggi, siccome pedro non e' piu' ne' giovane ne' pieno di vita ne' tantomeno con verve, quelle stesse "storie ai confini" che continua a mostrarci sembrano troppo poco credibili, artefatte, verbose, parecchio forzate e soprattutto sgradevoli.
non sono una talebana: non e' che il 'nuovo' almodovar (quello "arrivato") non mi piace per niente, non e' che mi fa schifo a priori e preferisco (solo) quello delle ragazze del mucchio, perche' se mi facesse ribrezzo a priori non lo guarderei e ci metterei una pietra sopra; mi sembra radicalmente agli sgoccioli, senza piu' alcun briciolo di talento (che e' fuggevole come la giovinezza, non ci si puo' far nulla), ma cio' nonostante grazie al mestiere di un grande artigiano (questo e': un grandissimo artigiano, non altro) riesce comunque a reggersi in piedi -ogni tanto- creando cose pregevoli anche ultimamente (eventualmente clicca la sua etichetta per maggiori approfondimenti).

poscritto step e spinning:
pedro mio, sei un bel porcellino eh? che ne dici di smetterla di mangiare come un maiale e perdere almeno 15 chili, eh?

la pelle che abito

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