mercoledì 24 aprile 2013

broken city

torna allen hughes, un negro che di solito lavora insieme al fratello gemello, dopo il precedente codice genesi. il passo indietro è notevolissimo: broken city è il classico thrillerone politico che andava di moda negli anni '90; di solito le tipologie erano due: in una ashly judd era perseguitata dal mondo ad una certa smadonnava e spaccava tutto, nell'altra tipologia c'era harrison ford che spiava o veniva spiato dalla cia ed in giacca a cravatta si destreggiava nell'azione. a volte, quando harrison ford era occupato in un film del genere, veniva sostituito in un film del genere da michael douglas, tanto alla trama bastava aggiungere il tentativo di uccidere la moglie per non pagarle gli alimenti. dopo quasi 20, però, queste pellicole lasciano il passo e arrancano. nel ruolo del cattivo c'è russell crow, che magari nelle intenzioni dovrebbe sembrare spietato e cattivissimo, ma impallidisce dinanzi i politici che ci sono (ovunque eh, non è una crociata da zecche del tipo: "solo in italia succedono queste cose!!") nella realtà, senza contare che pochi anni fa abbiamo avuto persone che mettevano nel forno altre persone per lavarle col gas, quindi il gladiatore forse è "cattivo" rispetto ad una bambina che gioca in giardino e senza volerlo calpesta un'aiuola, ma avendo uno sguardo tanticchia più ampio sull'umanità di cattiveria se ne rintraccia poca, quindi morde poco.
a completare l'opera di sfrangiamento delle gonadi ci ha pensato la sottotrama: mark wahlberg tollera i froci ma a distanza da lui, però ad una certa uno di loro piange, quindi si intenerisce, cambia idea ed in fondo i gay vanno bene e meritano rispetto, mentre invece i colletti bianchi di wall street ed i palazzinari aumma aumma con le banche sono il male, w i gay. a questo punto viva edison city.

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