lunedì 22 aprile 2013

i bambini di cold rock


ho visto the tall man, il titolo originale, non sapendo che il regista fosse pascal laugier. "regista" che detesto, e considero mediocre, a tal punto da non aver la minima voglia di parlarne per demolirlo dettagliatamente; mi disgusta troppo, non ce la faccio proprio. se avessi saputo che il regista era quello di saint ange, l'esordio, e soprattutto martyrs non avrei guardato questa stupidaggine insulsa e ridicola, ed avrei fatto bene: avrei risparmiato tempo e soldi. dall'esordio ad oggi è cambiato, si è evoluto, ma purtroppo in peggio. nel primo film si mostrava ancora derivativo e poco personale, ma col secondo aveva dimostrato di bruciare le tappe per raggiungere le peggiori vette del mondo: quelle delle pretenziosità, ed infatti piace a tutti quegli imberbi che si atteggiano a novelli enrigo ghezzi arrivando ad usare nello scritto lemmi che solitamente non usano, perdendosi in panegirici utili solo a pavoneggiarsi, a darsi un tono.
questo cialtrone di un francese non è in grado di scrivere un film decente e nell'uso degli espedienti è pessimo: si faccia caso alla svolta, ovvero quando jessica biel si libera dal "tall man" mentre è legata alla sedia, per altro caduta per terra, dopo un intero gioco trascorso da sveglia per ritrovare il bambino, dopo aver fatto un terribile incidente con l'auto, aver preso botte, aver camminato per ore di notte nel bosco ed aver, come se non bastasse, subito da parte di un cane rabbioso dei morsi niente male. ed in un secondo, da terra, si libera: complimenti per l'espediente usato, denota grande ingegnosità.
un pregio il film lo ha: dopo poco, il tempo della fine del prologo, c'è una svolta notevole nella trama (non sto qui a scriverla, altrimenti rovino il film) che sulle prime fa pensare: "ah, però", ma è una svolta che suona talmente strana che ci si strugge pensando a dove dovrebbe andare a parare, non trovando alcuna giustificazione possibile che possa evitare il tonfo che il film lascia presagire, e così è: la svolta è ridicola, talmente discutibile a livello morale che, mentre jessica biel si giustifica, o mentre la ragazzina muta si spiega, non si può non mettersi a ridere AHAHAH in modo barbaro. e ciò accade perché in testa pascal ha un messaggio da dire e qualcosa da raccontare, e questo naturalmente è un bene, ma tende sempre a darsi molte arie, vuol farsi considerare un autore, e soprattutto non essendo in grado di sceneggiare il soggetto incappa in scelte risibili e amatoriali che si rivelano ridicole, sfociando nel comico-involontario. e ci si sente come quando, dopo aver passato la giornata ad insegnare, ci si imbatte negli studenti ritardati e, a volergli bene, si risponde ai loro genitori: "suo figlio è un po' ingenuo", ma sotto sotto ridi da morire e gli vorresti raccomandare l'anffas.
la grandezza di un regista, come di uno scrittore o altro, sta proprio in questo: differenziarsi dai mediocri che non sono in grado di imbastire una storia plausibile, usando espedienti adeguati col fine di rendere il tutto credibile. altrimenti non solo il concetto perde di potenza se le scelte narrative non sono plausibili, ma si rischia di sembrare dei ritardati, come pascal. 

Nessun commento: