giovedì 20 novembre 2008

interiors


se questa stronzata non fosse a cavallo tra "io e annie" e "manhattan" nessuno avrebbe buttato 2 ore di vita con la visione. stravedo per wurstelone mio, se dovessi scegliere tra lui, pedro e george non saprei chi scegliere, ma quando si limita al dramma il raccapriccio mi pervade, mi scappa la cacca e penso sempre e solo due parole: bergman wannabe. lui e' allen, non bergman: allen mi piace se parla di bergman, non se fa bergman; in generale, preferisco vedere per la quarantesima volta le sue sedute spiritose di psicanalisi (specie in quegli anni e in quello stato di grazia), al posto di questa merda, anche perche' pure durante la sua quinta eta' ha girato filmoni come accordi e disaccordi, la maledizione dello scorpione di giada (!) e anything else (!).
ripeto una cacata asciugona espressa lungo lustri di internet: se nonostante tutto il peso della cultura acquisita ci si perde in seghe mentali e falsi problemi, prendendosi sul serio (solo io ho problemi gravi!), andando dal terapista ad analizzare la propria condizione tra se' e/con in relazione col mondo esterno e relativa incomunicabilita', allora porgo il dito medio: in jamaica i negri con 2 lire sono sempre allegri, ridono, trombano continuamente turiste bianche e si bombano dalla mattina alla sera. che senso ha tutta la cultura del mondo se ci si riduce a mentecatte/handicappate/nevrotiche che hanno bisogno del terapista per ripetersi "io valgo! io mi devo amare di piu'!" ? secondo me hanno ragione i classici filosofi barboni e sempre sorridenti (in compagnia), quelli col vinello nel cartone in mano, quelli che fanno spallucce ai disastri della vita e, appunto, prendono tutto con filosofia, porco dio (filosoficamente parlando). viva sergio leone. abbasso bergman.

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