mercoledì 19 novembre 2008

verso sera

archibugi = manowar.
e' inversamente proporzionale l'attenzione della scena verso i manowar rispetto alla qualita'dei loro dischi: incidevano dischi da paura e non se li filava nessuno, iniziavano la fase decadente su disco e diventavano i fari di una scena musicale letteralmente agonizzante. per francesca archibugi e' lo stesso: ad inizio carriera riceveva attenzione/premi su premi girando stronzate e man mano che la qualita' dei film aumentava, sfioriva "il momento", diventava una qualunque e ora non se la caga nessuno.
francesca sembra una maestrina uscita dalle magistrali, con una forte attenzione per il sociale e con una spiccata indole da crocerossina. in quella stronzatina del debutto affrontava il tema della crescita (come sempre), in questa verbosa e colossale rottura di coglioni il tema e' futurista e mai affrontato dal cinema italiano: contrapposizione tra vecchi comunisti ideologici nonche' genitori tutti d'un pezzo/d'un'altra epoca vs. giovani tardo-adolescenti idealisti in pieno spleen ormonale (immagino vi starete leccando i baffi: non avete mai sentito parlare di film del genere). anche il pelato livornese parla di queste cose, solo che a differenza di virzi' (che a me fa comunque venire le mestruazioni) il tutto non e' in chiave ironica: francesca e' verbosa, accademica, sempre con molte parole di troppo e (di tanto in tanto) con quella fastidiosissima abitudine da zecche: credersi superiori, dare per scontato che in quanto comunisti si e' intellettuali, mentre "a destra" non leggono mai libri.
infatti, questo "film" e' una colossale merda e la si giustifica sol perche' e' la sua seconda prova (che e' come i soliti secondi dischi pacco). fortunatamente lei e' come il vino e col tempo migliora.

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