mercoledì 29 giugno 2011

l'uomo nero


da un po' di tempo a questa parte sergio rubini non ha piu' argomenti, dunque torna con la coda tra le gambe all'ovile per girare film minori e noiosi, ma siccome si crede Autore (ahahahahah!!) e rosica moltissimo dei responsi della critica, nei suoi film non fa altro che reiterare la tediosa scenetta dei critici resi vili, ignoranti, ipocriti, etc. se lo fai una volta, magari con ironia ben riuscita e inventiva come nanni moretti e la famosa "casalinga di voghera", allora ci puo' stare e fa ridere, ma se da un preciso punto in avanti (cioe' da quando le sue velleita' autoriali son cresciute di pari passo con la mediocrita' dei suoi lavori) metti continuamente in scena la solita presa per il culo nei riguardi della critica, be', allora io scorgo l'evidenza di un dente avvelenato. piu' passa tempo e piu' lo si preferisce come attore.
anche qui non si scappa: sempre il solito religiosissimo folklore analfabeta pugliese, le solite donne "streghe" (l'anima gemella, l'amore ritorna, etc) che vedono la gente morta/resuscitano le persone/si tramutano in altre (a seconda dell'espediente che gli serve), infine a far da contorno qualche tradizione ormai persa e qualche battuta (sempre meno riuscita). questo non e' il suo peggiore, anzi a livello registico a forza di fare esperienza si muove sempre meglio*, segno che a forza di lavorare in cantiere col tempo si supera il grado di 'manovale', pero' mancano totalmente le idee, l'ispirazione nei dialoghi, etc. ho capito che stavolta voleva parlare del padre, ma non e' che se si racconta -anche con passione- il proprio vissuto ci sia sempre qualcosa da dire (non e' che siamo tutti frank sinatra, eh!), anzi spesso crediamo che il nostro vissuto sia chissa' quanto 'speciale' e 'interessante', ma in realta' il piu' delle volte di speciale non c'e' nulla. che poi, siccome gli vuoi bene, cerchi di far finta di nulla e ti soffermi sempre e solo sul vecchio adagio tanto consolatorio: "l'importante non e' la storia, ma come la si racconta". eh. pero' poi siccome IDEE ZERO, nonostante le 2 interminabili ore, non si combina nulla, non si comunica niente, non ci si appassiona ad alcun che. i soliti personaggi resi -come al solito- macchiette non fanno altro che far sbadigliare, specie se non son supportati da grandi dialoghi (o grandi attori).
nonostante col tempo abbia imparato il mestiere (e la differenza con le prime robe e' evidente) stavolta lo si manda a fare in culo, perche' una bella cornice dopo 20 anni non puo' giustificare una tela bianca. in tema puglia continuo a raccomandare fortemente quel capolavoro di mio cognato, film che sergio rubini non avrebbe mai potuto dirigere.

* = non e' come quel pazzoide ritardato di dario argento: passano 40 anni di carriera e non impara a tenere in mano una telecamera, dunque con la senilita' man mano perde l'ispirazione ed alla fine non rimane proprio nulla. rubini almeno a forza di fare esperienza ha imparato a tenere in mano la telecamera, e' diventato un discreto mestierante (certo, idee zero).


l'uomo nero

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