martedì 28 giugno 2011

l'uomo che verra'

film sulla strage di marzabotto. dal punto di vista registico diritti e' pazzesco perche' di solito i film partigiani in italia sono delle stronzate amatoriali girate alla bell'e meglio, mentre in questo caso sembra di stare davvero nelle colline bolognesi nel 1944 (grande fotografia). tuttavia, io davvero non so che farmene di roba del genere perche' mi fa sbadigliare continuare a vedere i tedeschi che ammazzano gli italiani ed i partigiani che gridano e mitragliano alle spalle e/o all'improvviso, mi fan venire in mente l'anti-cinema dei film contro i tedeschi con la reiterazione imbecille di scene strazianti e lo sguardo contrito di massimo ranieri (che poi cade trafitto dai colpi). sapete, siamo nel terzo millennio, mi sembrerebbe il caso di passare ad altro. non nego che diritti, in quanto bolognese e soprattutto in quanto autore di un CAPOLAVORO ASSOLUTO che non e' stato cacato, il vento fa il suo giro, possa sentirsi in diritto non una bensi' due volte (diritti, appunto) di strizzare l'occhio alla solita egemonia culturale di sinistra (film del genere sono costruiti per farsi puntare addosso i riflettori e farsi dire: "bravo! sei molto sensibile!" dai critici), ai propri concittadini, al grande pubblico (in teoria): primo perche' il suo capolavoro, al debutto, non e' stato considerato e secondo perche', a prescinder dalla furbizia, sta narrando fatti della sua terra.
preferisco pensare che questo per lui sia un "rito di passaggio", un obbligo che non poteva non espletare; preferisco pensare, piu' che all'operazione furbetta in se', al fatto che prima o poi un regista di sinistra di bologna debba passare per certe pellicole, per poi dedicarsi ad altro. certo, la delusione e' forte perche' guardi il debutto e pensi: "abbiamo un nuovo grandissimo autore cinematografico, degno dei migliori 3/4 registi della nostra storia"; poi vedi questo e pensi: "ecco un altro guido chiesa". sono ottimista, preferisco pensare che al prossimo film questo grande regista vada a far concorrenza ad orson welles.
l'uomo che verra'

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