sabato 12 marzo 2011

another year


mike leigh e' bravo, poi fa tutto da solo, il suo lavoro e' encomiabile, minuzioso, eccetera. moolti anni fa ha girato dei grandi film, poi lo si e' perso per strada, infine e' tornato alla ribalta (specie qui da noi in italia) grazie al segreto di vera drake, poi quella cazzata di happy go lucky ed infine questo. allora, sia chiaro: mike leigh lo si conosce, e' bravo, fine osservatore, educato, encomiabile, minuzioso, mai eccessivo, mai stronzo, ama il cinema ma soprattutto ama gli attori, le persone, eccetera, pero' c'e' un pero' e ve ne sarete accorti anche voi: il film e' una rottura di coglioni pazzesca. dura piu' di due ore ma potrebbe durare 30 minuti perche' la pellicola, dividendo il tutto in 4 stagioni da 20/30 minuti l'una, reitera quel che accade nella prima stagione, la primavera. nelle successive non accade nulla di piu', nulla di meno, nulla che aggiunga o tolga qualcosa, trattasi solo di pura e semplice teoria dell'accumulo: infatti, alla fine, si esce con le ossa rotte, inmalinconiti. questo mettendo da parte una sgradevolissima sensazione: il comune denominatore dei disgraziati passati in rassegna e' la coppia di sposati li' li' verso la terza eta'; loro, a differenza degli altri, sono colti, "arrivati" e felici, mentre tutti i loro amici/parenti sono ignoranti, con le vite ancora irrisolte alla loro eta', ma soprattutto tristi. se tu tutto il film ce lo fai vedere dal punto di vista dei due "colti" e "arrivati" poi gli altri sembra sempre di vederli dalla lente d'ingrandimento, come chi dall'alto studia gli insetti. questa non e' una mia sensazione strisciante o qualcosa che "cresce" durante il film: e' cosi' dall'inizio alla fine, che' la pellicola in pratica dura 25 minuti e poi per tutto il resto del tempo ci sono variazioni sul tema. fanculo, poi solo a parlar di quest'esercizio di stile viene il fastidio: qualcosa vorra' pur dire.
another year

Nessun commento: