tutto sommato quel miracolato di ricky tognazzi non lo butto a mare perche' ultra' e' un capolavoro e canone inverso un filmetto gradevole; certo, da ultra' ormai son passati 20 anni ed a livello di 'stima' non e' che dovrebbe continuare a campare su quel film, tuttavia se si e' romani non si puo' non essere legatissimi a quello (a parte il fatto che alla fine ricky, piu' che 'campar' su quello, sta campando sulla continua reiterazione di immondizia nelle fiction per rai e mediaset, tranne quando ogni tanto si diverte a proporre a teatro o al cinema le stronzate familiari, coinvolgendo tuuutti i suoi parenti ed annoiando tutta italia). alessandro gassman invece a me come attore piace molto (il bagno turco, i miei piu' cari amici, i banchieri di dio, il seme della discordia e basilicata coast to coast; ma purtroppo anche in caos calmo, il compleanno e non prendere impegni stasera) e qui continua a dimostrare la sua bravura, anche grazie all'ottimo apporto della sua spalla, la russa ksenia rappoport (ha esordito in italia con quell'incompetente di tornatore ne la sconosciuta, poi ha continuato con l'immondizia con l'uomo che ama e italians, ma -finalmente- al quarto/quinto film e' riuscita a farsi scritturare in qualcosa di pregevole: la doppia ora). dunque, in sostanza, tutto giusto. eh. tranne una cosa: il film. nel primo tempo il genere era drammatico ed il tutto consisteva nella difficolta' di alessandro gassman nell'accettare un figlio handicappato (suppongo autistico); non lo amava, quasi lo odiava, non lo poteva guardare, ma via via riesce non solo ad accettarlo bensi' ad amarlo. questo alla fine del primo tempo, ed infatti tu rimani "???" perche', letteralmente, alla fine del primo tempo il film "finisce", risolve tutti i conflitti dunque ti chiedi cosa caspita succedera' dopo. e qui sorge il problema. il genere del secondo tempo e' il thriller (...) alla john grisham e, mi si perdoni, ma ne' ricky tognazzi ne' l'autore del libro da cui il film e' tratto hanno mezza briciola del talento dell'americano. ah, il problema non e' tanto lo stupore nel considerare la cosa senza capo' ne coda perche' se un film inizia con l'essere drammatico deve andare avanti cosi' sino al termine (anche perche': chi l'ha detto? dove sta scritto?) quanto in questo: il thriller e' costruito malissimo, non si basa su nulla, nemmeno una sorta di 'equivoco' non chiarito o altro, si basa proprio sul nulla, poi non approfondisce minimamente i motivi del thrilling (perche' i servizi segreti cercano quella determinata persona? cosa ha fatto di male? mah), quindi nel secondo tempo ti annoi e speri che lo strazio termini al piu' presto.
ah, alla fine un pregio il film ce l'ha davvero: vien voglia di visitare la siria.
sabato 13 agosto 2011
il padre e lo straniero
Pubblicato da
vanessa
alle
sabato, agosto 13, 2011
Etichette:
a come drammatico,
a come famiglia,
a come thriller,
p
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento