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venerdì 7 giugno 2013
io sono li
il cinema del nord-est mi piace. la caratterizzazione da commedia di certi personaggi alla lingua del santo è riuscita, anche se qui non sono sui 40/50 ma tutti dai 60 in su. non ci sono gli psycho di primo amore di matteo garrone, ma certe nebbie e certi umori della bassa sì, anche se questo film non strizza mai all'autorialità pretenziosa, rimane sempre con i piedi ben piantati per terra. sarà che ho proprio un debole per il cinema ambientato in veneto, vedi la giusta distanza, l'aria salata e apnea, ma la venezia mostrata qui mi è piaciuta parecchio, nonostante la storia non sia nulla di che e da raccontare di ci sia proprio poco: una cinese lavora comandata dalla mafia cinese, che la mette a fare la sarta da una parte, poi la barista da un'altra e così via. deve risarcire i suoi datori di lavoro per molti molti soldi (non è dato sapere quanto) per poter far venire in italia il figlio piccolo, cosa di cui chiaramente si occuperebbero loro. per quasi tutto il tempo ha il muso, ma quando i vecchi veneziani scorreggiano o dicono frasi pregne di saggezza lei sorride. poi torna a guardare il vuoto. ecco, vedete? apparentemente, nulla di interessante ed una storia proprio insipida, di quelle che passano e nessuno se ne cura al cinema (chiaramente non parlo di grande distribuzione, bensì alludo a tutti quegli appassionati da cinema d'essai: neanche noi ce ne curiamo di cose come questa, che ho visto io e la madre del regista), ma l'ambientazione, il dialetto usato, la nebbia, l'umidità e la malinconia me lo fa apprezzare comunque. si tende un po' alla noia.
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venerdì, giugno 07, 2013
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martedì 4 giugno 2013
the master
è un passo indietro rispetto al capolavoro there will be blood, uscito da noi come il petroliere e liberamente ispirato al libro "oil!" di upton sinclair (l'autore de la giungla, che vi raccomando più di oil). le pregevoli prove attoriali offerte da joaquin phoenix e philip seymour hoffman tendono ad essere fuorvianti, a far rimanere a bocca aperta distogliendo l'attenzione dal nocciolo: l'impianto narrativo è lento e nella seconda metà alcune lungaggini, complice anche l'assenza di svolte o colpi di scena, tendono a portare altrove lo spettatore, messo a dura prova da una narrazione altalenante che non affonda né in scientology né sui reduci di guerra e relativi disturbi né sul bisogno umano di una guida né sul rapporto morboso che si viene a creare tra predicatore e discepolo. certo, mi rendo conto che improntare il film interamente su scientology (il laido paglierino interpreta il guru della setta "the cause") avrebbe ridotto il tutto a cinema d'inchiesta, quindi affondando i piedi nella realtà e nella cronaca forse si sarebbe persa l'inquietante sfaccettatura del personaggio di phoenix e molto altro; invece, il dire e non dire lascia lo spettatore nel suo brodo dando il campo a varie interpretazioni. probabilmente anderson ha fatto la scelta migliore ed una risposta non ci sarà mai data l'impossibilità di una contro-prova, ma data la pesantezza della proposta e soprattutto della sua resa continuo ad avere quest'impressione.
paul thomas anderson, il regista, continua a mostrarsi grande direttore d'orchestra: lascia ampio spazio agli attori, che possono sfoderare tutto il loro talento, soprattutto phoenix dato che è l'unico personaggio cerebrale (ci tornerò poi), continua ad illuminare gli occhi grazie ad una fotografia rimarchevole, però, allo stesso modo, nonostante passino gli anni ed i film (boogie nights, magnolia, quella stronzata di ubriaco d'amore ed il già citato petroliere), continua a dirigere film narrativamente pachidermici e che necessitano di notevole sforzo. questo non vuol dire che da un momento all'altro dovrebbe spuntare ben stiller intento a scorreggiare e cameron diaz con un cabaret intenta a gridare: "chi vuole questi cheeeeeeseburger???": vuol banalmente dire che si possono comunicare le stesse cose negli stessi film risultando meno contorto, questo perché fare dell'arte non vuol dire essere per forza arzigogolati e complessi. ma non credo che con gli anni migliorerà la cosa, anzi.
infine sugli attori e sul ruolo cerebrale di phoenix: ho letto che il personaggio di joaquin è animalesco, materiale e non cerebrale, mentre il personaggio di p.s. hoffman sarebbe cerebrale dato che interpreta un intellettuale scrittore filosofo fisico nucleare predicatore saggio. chi lo ha fatto, sbaglia: in realtà, è esatto il contrario. anche in questo film, così come nel precedente, c'è il ruolo del figlio di giuda, cioè dell'impostore: questi sarebbe il biondo grassone. la sua è tutta menzogna, è una messa in scena, dunque di "profondo" non v'è nulla dietro il suo personaggio, dato che questi finge tutto quanto e lo fa perché in questo modo può evitare di lavorare (predica e basta) e soprattutto di bere, ballare, cantare, ubriacarsi e scopare a destra e a manca (la moglie se ne lamenta). phoenix invece è letteralmente devastato dalla profondità del suo personaggio, perché è un vero reduce di guerra, con un'infanzia tormentata (incesto), col rimorso per l'amore (l'ha lasciata, se ne è pentito, ha detto che tornerà da lei ma non lo fa), eccetera. il personaggio che ha sfaccettature, che ha realmente qualcosa da dire, che soffre e che rappresenta la condizione umana è uno; l'altro è fumo negli occhi e stop.
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martedì, giugno 04, 2013
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sabato 1 giugno 2013
la scelta di barbara
un altro le vite degli altri, però questa volta si cambia punto di osservazione: non il cacciatore, bensì il cacciato. certo, è un film molto più semplice, lineare, meno autoriale, con molte meno vette registiche (basti ricordare che le vite degli altri finisce mezz'ora prima della fine, per poi riuscire a mantenere alto l'interesse con nuovi ed altri "finali") e con attori meno bravi, ma pur essendo un film minore si fa apprezzare e ve lo consiglio.
lincoln
chi frequenta queste pagine sa benissimo che spilbe è uno dei miei autori preferiti e consiglierei lincoln perché è un film da vedere, un film che da ogni inquadratura trasuda la sua importanza, ecco: si ha sempre la netta sensazione di rimirare qualcosa di importante, di alto livello, dal talento innato, eccetera. però ci sono dei difetti, anche banali, che non sono trascurabili: a tratti è soporifero, i dialoghi sono brillanti e notevoli solo in pochi casi perché per lo più c'è accademia e sfoggio di bravura da parte di mostri (comunque sia, ad avercene eh), il film è troppo lungo e soprattutto quando si narra qualcosa di conosciuto come un film su LINCOLN e l'abolizione della schiavitù in america si sta sui carboni ardenti: lo spettatore sa già tutto, conosce tutto nei minimi dettagli (a meno che non abbia frequentato le scuole dell'obbligo, ma questo è altro discorso), dunque è naturale annoiarsi. ma questo accade con quasi tutti i film storici, a meno che non abbiano, di tanto in tanto, quelle scene magari furbe, ma utili ad evitare di perdere l'attenzione; altrimenti, è come guardare una partita di calcio conoscendo già il risultato finale ed a meno di essere stefano mauri la qual cosa non è che faccia poi tanto piacere.
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sabato, giugno 01, 2013
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spielberg
giovedì 13 dicembre 2012
habemus papam
è un "film" talmente esile ed inconsistente che al termine della visione quasi cadono le braccia nel constatare che vederlo o meno sarebbe stata la stessa cosa, come quando non è impellente bere un bicchiere d'acqua ma qualcuno te lo pone e tu bevi. gli "argomenti" messi in scena sono sfruttati male: che senso ha mettere in mezzo il papa se poi per due ore racconti una banale fuga dalle responsabilità? ciò vuol dire che avevi davvero poco da dire e l'hai detto pure male. la lezioncina, ammesso e non concesso l'attribuirgli l'ipotetico pulpito da cui insegnar qualcosa, è banale, leziosa e tediosa: nemmeno i fan allo stadio terminale (presente) possono trovarla interessante; anche perché lo stesso linguaggio usato è errato ed il cinema ha aspirazioni diverse. scrivi un saggio di 3 pagine (per quel che voleva dire bastavano e avanzava spazio per le didascalie) ed al limite metto "mi piace", ma poi stop.
non ci sono scene da tramandare ai posteri, scene che prese ed estrapolate dal contesto risultano comunque incisive e/o divertenti. esempio a caso: la scena della nutella, la scena della sacher a tavola con la famiglia, etc.
il personaggio di moretti non potrebbe non essere michele apicella e su questo nulla da obiettare, se non che michele se ogni tot. anni arriva al cinema dovrebbe avere qualcosa da dire, altrimenti è meglio che se ne stia zitto, perché se ormai dopo i 50 si avvia ai 60 e non ha più verve, inventiva, voglia di fare e idee, potrebbe andarsene a fanculo alle bahamas con uno stuolo di ventenni a consumarsi il cazzo vita natural durante. ne guadagnerebbe lui e ne guadagneremmo noi (che smetteremmo, quindi, di buttare nel cesso i nostri soldi).
non mi lamento tanto del fatto che il personaggio della buy è sterile e poco abbozzato: non sta scritto da nessuna parte che doveva essere approfondito, coglioni (quelli che hanno sostenuto questa tesi), anzi: nel film su (contro) berlusconi nanni aveva messo quell'insulsa sotto-trama sulla precarietà (...) della famiglia italiana, con quel coleroso partenopeo con la faccia mezza storpia e la suddetta buy: be', non facevano altro che strillare senza soluzione di continuità e se tu prendi quella mezz'oretta di grida e la TOGLI completamente dal film, non cambia nulla: il risultato del film è identico, il senso non è cambiato, non vien tolto nulla, zero. dunque: parentesi e abbozzo superfluo di personaggi secondari. dunque, arrivo al nocciolo: se nanni ormai da un bel po' di anni non è più in grado (è questo il punto) di girare un film strutturato su più piani, tanto vale che concentri le sue (esigue) energie su una cosa soltanto, perché sviluppare pure i comprimari tanto ormai vorrebbe dire allungare il brodo con l'urina, dire nulla in mezz'ora in più e soprattutto annoiare tutti.
infatti, è ricorso al papa a puro scopo strumentale: al solo apprendere la notizia tutti gli afecionados son partiti a razzo con: "ihihih" e "oddio! chissà cosa dirà!!", ma da dire non aveva proprio nulla, voleva solo attirare l'attenzione. un uomo bollito, completamente alla frutta. anyway io il mio consiglio gliel'ho dato.
non ci sono scene da tramandare ai posteri, scene che prese ed estrapolate dal contesto risultano comunque incisive e/o divertenti. esempio a caso: la scena della nutella, la scena della sacher a tavola con la famiglia, etc.
il personaggio di moretti non potrebbe non essere michele apicella e su questo nulla da obiettare, se non che michele se ogni tot. anni arriva al cinema dovrebbe avere qualcosa da dire, altrimenti è meglio che se ne stia zitto, perché se ormai dopo i 50 si avvia ai 60 e non ha più verve, inventiva, voglia di fare e idee, potrebbe andarsene a fanculo alle bahamas con uno stuolo di ventenni a consumarsi il cazzo vita natural durante. ne guadagnerebbe lui e ne guadagneremmo noi (che smetteremmo, quindi, di buttare nel cesso i nostri soldi).
non mi lamento tanto del fatto che il personaggio della buy è sterile e poco abbozzato: non sta scritto da nessuna parte che doveva essere approfondito, coglioni (quelli che hanno sostenuto questa tesi), anzi: nel film su (contro) berlusconi nanni aveva messo quell'insulsa sotto-trama sulla precarietà (...) della famiglia italiana, con quel coleroso partenopeo con la faccia mezza storpia e la suddetta buy: be', non facevano altro che strillare senza soluzione di continuità e se tu prendi quella mezz'oretta di grida e la TOGLI completamente dal film, non cambia nulla: il risultato del film è identico, il senso non è cambiato, non vien tolto nulla, zero. dunque: parentesi e abbozzo superfluo di personaggi secondari. dunque, arrivo al nocciolo: se nanni ormai da un bel po' di anni non è più in grado (è questo il punto) di girare un film strutturato su più piani, tanto vale che concentri le sue (esigue) energie su una cosa soltanto, perché sviluppare pure i comprimari tanto ormai vorrebbe dire allungare il brodo con l'urina, dire nulla in mezz'ora in più e soprattutto annoiare tutti.
infatti, è ricorso al papa a puro scopo strumentale: al solo apprendere la notizia tutti gli afecionados son partiti a razzo con: "ihihih" e "oddio! chissà cosa dirà!!", ma da dire non aveva proprio nulla, voleva solo attirare l'attenzione. un uomo bollito, completamente alla frutta. anyway io il mio consiglio gliel'ho dato.
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giovedì, dicembre 13, 2012
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moretti nanni
venerdì 9 novembre 2012
the company men
al cinema non è mai stato nemmeno tra i primi 20 film del momento, neanche per una sola settimana, infatti è passato al dimenticatoio nel giro di 3 giorni e nessuno ne ha mai più parlato. ovunque. a me però ben affleck è sempre piaciuto, anche come regista (gone baby gone, the town), quindi questo non me lo potevo lasciar scappare, specie dopo aver letto della presenza di sua maestà kevin costner, indimenticato sogno erotico di tutte le signore italiane dai 50 in su. questo robo interviene come lo facevano molti film durante la depressione negli anni '30 (si parla della crisi economica mondiale '08, nonostante le competenze in economia ben affleck se la passa male), ma non con la vena favolistica e spietata di quel mostro di frank capra, bensì edulcorando il tutto col moralismo
post-9/11 che pervade il mondo. come detto, al cinema è passato come quella meteora di darko pancev in italia, però non è da confondere coi prodotti straight-to-video, infatti più che altro ricorda una fiction per la tv, ma americana, ovvero ben fatta ed altamente professionale, non come la nostra ove anche nei "polizieschi" trovi i protagonisti a mangiare gli spaghetti con gli amici mentre copiano battute di albertone, quando non si mettono proprio a far vedere tutta la preparazione della passata di pomodoro (fateci caso, succede sempre, in ogni fiction!). senza infamia e senza lode.
the company men
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venerdì, novembre 09, 2012
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giovedì 22 marzo 2012
l'albero
giovedì 16 febbraio 2012
trust
questa stronzata sembra una fiction di raiuno. avevo lasciato ross con fun fatboy run e continuava a fare quel che aveva sempre fatto: stare in mezzo il cinema da intrattenimento. ora questa roba. e niente, deve avere delle bollette carissime.
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giovedì, febbraio 16, 2012
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domenica 9 ottobre 2011
beyond

voi direte: perche' ci parla di tutte queste note biografiche anziche' parlarci del film??? be', non riuscite proprio ad immaginarlo? cosa siete, gasparri?? eddai!!
anyway lisbeth salander per tuutto il tempo odia la mamma, nonostante sia un punto di morte, ma alla fine piange e si libera del dolore. una merda da sbadigli, insomma.
qualcosa di divertente comunque c'e': nei continui e furbeschi flashback (devono pur mitigare la spropositata noia del "film", no??) si vede noomi bambina alle prese con i genitori finlandesi approdati in svezia per lavoro, solo che siccome sono due ubriaconi ignorantissimi e violenti, stanno tutto il tempo a gridare: SATANA!!! VITTU! VITTU VITTU!! PERKELEEEEE!!!
ho sorriso. qualcuno sa perche'.
* = quindi adesso sapete che TUTTA la pletora che diceva (noomi rapace) "numi reipis" e' un ammasso di merda fumante: coglioni, informarsi un momento no, eh? lo sceglie come nome d'arte: in svedese non vuol dire nulla, in inglese ancor meno, in italiano RAPACE esiste... e voi lo pronunciate all'inglese? complimentoni!!!
mi sembrate come uba uba, che anni fa si faceva riprendere dalle telecamere norvegesi, per farsi ridere dietro persino dal popolo piu' ridicolo, vergognoso ed insulso d'europa, mentre pronunciava satyricon cosi': SUTURUCUN, alla "norvegese". mi viene da ridere. Io Rido. I-Smile.
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domenica, ottobre 09, 2011
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martedì 20 settembre 2011
mr. beaver

anyway questa e' la storia di mel gibson ricco sfondato ma prossimo al suicidio per una depressione che dura da tanti anni e che non solo non accenna a passare, ma peggiora sempre piu'; la moglie, jodie, ad una certa dice: "SBROC! SBROC!" e lo caccia di casa. poi lui trova il peluche di un castoro che usa per schermirsi facendolo parlare al posto suo, quindi cerca la catarsi mediante il cazzeggio (non se lo toglie piu' dal braccio). andrebbe bene se non fosse che la scrittura degli adolescenti e' quanto di piu' trito, banale e da sbadigli si sia visto al cinema (preparatevi, perche' state per leggere nel pensiero degli sceneggiatori: sono sicurissima che sapete benissimo come hanno dipinto il figlio adolescente): il figlio, liceale, e' timido e parecchio introverso; e' innamorato di jennifer lawrence (tra gli altri, era la versione adolescente di charlize theron ne the burning plain e la protagonista nel piu' che bello un gelido inverno), ma non confessa mai il suo amore per lei, anzi la evita; odia i suoi genitori (...) ma piu' di tutti il padre, che gli fa proprio schifo; tende a chiudersi in cameretta ascoltando musica, isolandosi per poi darsi
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martedì, settembre 20, 2011
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sabato 13 agosto 2011
il padre e lo straniero
ah, alla fine un pregio il film ce l'ha davvero: vien voglia di visitare la siria.
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sabato, agosto 13, 2011
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domenica 3 luglio 2011
una sconfinata giovinezza
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domenica, luglio 03, 2011
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venerdì 20 maggio 2011
un'altra giovinezza - youth without youth

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venerdì, maggio 20, 2011
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martedì 17 maggio 2011
il responsabile delle risorse umane

il film, tratto dall'omonimo romanzo di abraham yehosua (e' ebreo), gira tra i piu' o meno poveri di gerusalemme, poi tra i poverissimi rumeni, tra i poveri ubriaconi post-sovietici (con tanto di divise, carri armati impolverati, bunker, etc) e invece di usare il dramma, attraverso l'on the road, per far sorridere (come little miss sunshine e come, del resto, buona parte della straordinaria filmografia di monicelli: sorridi dei drammi, che' tanto se piangi non cambia nulla, se non che stai peggio), lo usa per far "riflettere" (le virgolette), per intenerire lo spettatore col dramma (tranne qualche caso di comicita' mal riuscito) e fargli commentare a fine film, quando si mette in circolo con gli amici, frasi di cotanta brillantezza: "certo che nel mondo c'e' tanta sofferenza", "certo che nel mondo ci sono i bambini poveri", "e non solo", "certo che in fondo la gente di israele e' buona, forse dovremmo voler loro piu' bene: poveri israeliti". io a volte penso che quello "stato" illegale dovrebbe saltare in aria tutto insieme con tuutta la gentaccia che c'e' dentro, e questo perche' spesso e volentieri non perdono occasione di comportarsi in maniera deprecabile, per di piu' sbattendoti in faccia che lo fanno in nome di un libro fantasy.
domani vado alla feltrinelli e, in nome dell'ultimo libercolo di terry brooks, andro' in giro a sgozzare tutte le persone che -a mio insindacabile giudizio- non saran veri esseri umani bensi' dragoni cattivi mascherati da tali (un po' come in essi vivono); poi quando qualcuno avra' da dire 'a' io replichero': SEI NAZISTA! SEI ANTI-SEMITA!! tu mi ODI!!!
andiamo proprio bene.
mercoledì 4 maggio 2011
misure straordinarie
mercoledì 27 aprile 2011
l'uomo in piu'

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mercoledì, aprile 27, 2011
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lunedì 4 aprile 2011
io non ho paura
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lunedì, aprile 04, 2011
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salvatores gabriele
sabato 12 marzo 2011
another year
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sabato, marzo 12, 2011
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venerdì 4 marzo 2011
127 ore
capirete bene che con una trama (si fa per dire) del genere le possibilita' di un clamoroso tonfo noiosissimo erano molte: pensate a film come open water, alla deriva o into the wild, ad esempio. ovviamente, i primi 2 sono spazzatura finissima mentre into the wild da molti cialtroni/handicappati e' stato salutato come filmone (...), pero' il punto e' che film di un'ora e mezza/due con la sceneggiatura di 1 riga su un foglio di carta igienica di solito tendono ad annoiare mortalmente e riuscire a tenere alta la tensione e a non far dormire lo spettatore pagante e' arduo. sean penn in quella merdaccia si da' continuamente arie (comunque, tutti -detrattori o meno- sanno che mentalmente e' instabile, letteralmente un pazzo scatenato, mezzo fuso e mezzo suonato; dunque magari into the wild e' fatto in quel modo sol perche' in quei giorni ha abusato delle pillole sbagliate -non e' che come persona e' attendibile: e' come prestare attenzione e dar peso ai deliri di un coglione continuamente strafatto e stralunato) e il poveraccio attore protagonista si spara continuamente le pose (e infatti sei li' che gli rispondi: "ma parla per te e vai a fanculo, cretino."). questo invece non accade con 127 ore ed il merito e' della regia asciutta, "videoclippara" e senza pretese di boyle (oltre che per un tema diverso, chiaramente).
ah, a james franco hanno appena rubato una statuetta come protagonista (se poi pensiamo che l'han data a colin firth per una delle interpretazioni piu' dispensabili della sua carriera offerta in uno dei piu' dispensabili film della sua carriera... allora siam proprio a cavallo): sicuramente all'academy si rifaranno il prossimo anno, magari premiandolo per una prova del cazzo in un merdo-film sulla solita valle di lacrime, ça va sans dire.
il delirio/ricordo dell'orgia con questo classicone festaiolo in sottofondo mi ha messo i brividi ed il commento migliore l'ha scritto un tizio su youtube (clicca li'):
I need to listen to this when I'm naked having sex in a car orgy in the middle of a snow storm.
dopo questo film voglio un po' piu' bene a danny boyle, a james franco ed alla vita in generale. domani andro' al parco in bici con plastic bertrand in loop per tutta la corsa.
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venerdì, marzo 04, 2011
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