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venerdì 7 giugno 2013

io sono li


il cinema del nord-est mi piace. la caratterizzazione da commedia di certi personaggi alla lingua del santo è riuscita, anche se qui non sono sui 40/50 ma tutti dai 60 in su. non ci sono gli psycho di primo amore di matteo garrone, ma certe nebbie e certi umori della bassa sì, anche se questo film non strizza mai all'autorialità pretenziosa, rimane sempre con i piedi ben piantati per terra. sarà che ho proprio un debole per il cinema ambientato in veneto, vedi la giusta distanza, l'aria salata e apnea, ma la venezia mostrata qui mi è piaciuta parecchio, nonostante la storia non sia nulla di che e da raccontare di ci sia proprio poco: una cinese lavora comandata dalla mafia cinese, che la mette a fare la sarta da una parte, poi la barista da un'altra e così via. deve risarcire i suoi datori di lavoro per molti molti soldi (non è dato sapere quanto) per poter far venire in italia il figlio piccolo, cosa di cui chiaramente si occuperebbero loro. per quasi tutto il tempo ha il muso, ma quando i vecchi veneziani scorreggiano o dicono frasi pregne di saggezza lei sorride. poi torna a guardare il vuoto. ecco, vedete? apparentemente, nulla di interessante ed una storia proprio insipida, di quelle che passano e nessuno se ne cura al cinema (chiaramente non parlo di grande distribuzione, bensì alludo a tutti quegli appassionati da cinema d'essai: neanche noi ce ne curiamo di cose come questa, che ho visto io e la madre del regista), ma l'ambientazione, il dialetto usato, la nebbia, l'umidità e la malinconia me lo fa apprezzare comunque. si tende un po' alla noia.

martedì 4 giugno 2013

the master


è un passo indietro rispetto al capolavoro there will be blood, uscito da noi come il petroliere e liberamente ispirato al libro "oil!" di upton sinclair (l'autore de la giungla, che vi raccomando più di oil). le pregevoli prove attoriali offerte da joaquin phoenix e philip seymour hoffman tendono ad essere fuorvianti, a far rimanere a bocca aperta distogliendo l'attenzione dal nocciolo: l'impianto narrativo è lento e nella seconda metà alcune lungaggini, complice anche l'assenza di svolte o colpi di scena, tendono a portare altrove lo spettatore, messo a dura prova da una narrazione altalenante che non affonda né in scientology né sui reduci di guerra e relativi disturbi né sul bisogno umano di una guida né sul rapporto morboso che si viene a creare tra predicatore e discepolo. certo, mi rendo conto che improntare il film interamente su scientology (il laido paglierino interpreta il guru della setta "the cause") avrebbe ridotto il tutto a cinema d'inchiesta, quindi affondando i piedi nella realtà e nella cronaca forse si sarebbe persa l'inquietante sfaccettatura del personaggio di phoenix e molto altro; invece, il dire e non dire lascia lo spettatore nel suo brodo dando il campo a varie interpretazioni. probabilmente anderson ha fatto la scelta migliore ed una risposta non ci sarà mai data l'impossibilità di una contro-prova, ma data la pesantezza della proposta e soprattutto della sua resa continuo ad avere quest'impressione.
paul thomas anderson, il regista, continua a mostrarsi grande direttore d'orchestra: lascia ampio spazio agli attori, che possono sfoderare tutto il loro talento, soprattutto phoenix dato che è l'unico personaggio cerebrale (ci tornerò poi), continua ad illuminare gli occhi grazie ad una fotografia rimarchevole, però, allo stesso modo, nonostante passino gli anni ed i film (boogie nights, magnolia, quella stronzata di ubriaco d'amore ed il già citato petroliere), continua a dirigere film narrativamente pachidermici e che necessitano di notevole sforzo. questo non vuol dire che da un momento all'altro dovrebbe spuntare ben stiller intento a scorreggiare e cameron diaz con un cabaret intenta a gridare: "chi vuole questi cheeeeeeseburger???": vuol banalmente dire che si possono comunicare le stesse cose negli stessi film risultando meno contorto, questo perché fare dell'arte non vuol dire essere per forza arzigogolati e complessi. ma non credo che con gli anni migliorerà la cosa, anzi.
infine sugli attori e sul ruolo cerebrale di phoenix: ho letto che il personaggio di joaquin è animalesco, materiale e non cerebrale, mentre il personaggio di p.s. hoffman sarebbe cerebrale dato che interpreta un intellettuale scrittore filosofo fisico nucleare predicatore saggio. chi lo ha fatto, sbaglia: in realtà, è esatto il contrario. anche in questo film, così come nel precedente, c'è il ruolo del figlio di giuda, cioè dell'impostore: questi sarebbe il biondo grassone. la sua è tutta menzogna, è una messa in scena, dunque di "profondo" non v'è nulla dietro il suo personaggio, dato che questi finge tutto quanto e lo fa perché in questo modo può evitare di lavorare (predica e basta) e soprattutto di bere, ballare, cantare, ubriacarsi e scopare a destra e a manca (la moglie se ne lamenta). phoenix invece è letteralmente devastato dalla profondità del suo personaggio, perché è un vero reduce di guerra, con un'infanzia tormentata (incesto), col rimorso per l'amore (l'ha lasciata, se ne è pentito, ha detto che tornerà da lei ma non lo fa), eccetera. il personaggio che ha sfaccettature, che ha realmente qualcosa da dire, che soffre e che rappresenta la condizione umana è uno; l'altro è fumo negli occhi e stop.

sabato 1 giugno 2013

la scelta di barbara


un altro le vite degli altri, però questa volta si cambia punto di osservazione: non il cacciatore, bensì il cacciato. certo, è un film molto più semplice, lineare, meno autoriale, con molte meno vette registiche (basti ricordare che le vite degli altri finisce mezz'ora prima della fine, per poi riuscire a mantenere alto l'interesse con nuovi ed altri "finali") e con attori meno bravi, ma pur essendo un film minore si fa apprezzare e ve lo consiglio. 

lincoln


chi frequenta queste pagine sa benissimo che spilbe è uno dei miei autori preferiti e consiglierei lincoln perché è un film da vedere, un film che da ogni inquadratura trasuda la sua importanza, ecco: si ha sempre la netta sensazione di rimirare qualcosa di importante, di alto livello, dal talento innato, eccetera. però ci sono dei difetti, anche banali, che non sono trascurabili: a tratti è soporifero, i dialoghi sono brillanti e notevoli solo in pochi casi perché per lo più c'è accademia e sfoggio di bravura da parte di mostri (comunque sia, ad avercene eh), il film è troppo lungo e soprattutto quando si narra qualcosa di conosciuto come un film su LINCOLN e l'abolizione della schiavitù in america si sta sui carboni ardenti: lo spettatore sa già tutto, conosce tutto nei minimi dettagli (a meno che non abbia frequentato le scuole dell'obbligo, ma questo è altro discorso), dunque è naturale annoiarsi. ma questo accade con quasi tutti i film storici, a meno che non abbiano, di tanto in tanto, quelle scene magari furbe, ma utili ad evitare di perdere l'attenzione; altrimenti, è come guardare una partita di calcio conoscendo già il risultato finale ed a meno di essere stefano mauri la qual cosa non è che faccia poi tanto piacere.

giovedì 13 dicembre 2012

habemus papam

è un "film" talmente esile ed inconsistente che al termine della visione quasi cadono le braccia nel constatare che vederlo o meno sarebbe stata la stessa cosa, come quando non è impellente bere un bicchiere d'acqua ma qualcuno te lo pone e tu bevi. gli "argomenti" messi in scena sono sfruttati male: che senso ha mettere in mezzo il papa se poi per due ore racconti una banale fuga dalle responsabilità? ciò vuol dire che avevi davvero poco da dire e l'hai detto pure male. la lezioncina, ammesso e non concesso l'attribuirgli l'ipotetico pulpito da cui insegnar qualcosa, è banale, leziosa e tediosa: nemmeno i fan allo stadio terminale (presente) possono trovarla interessante; anche perché lo stesso linguaggio usato è errato ed il cinema ha aspirazioni diverse. scrivi un saggio di 3 pagine (per quel che voleva dire bastavano e avanzava spazio per le didascalie) ed al limite metto "mi piace", ma poi stop.
non ci sono scene da tramandare ai posteri, scene che prese ed estrapolate dal contesto risultano comunque incisive e/o divertenti. esempio a caso: la scena della nutella, la scena della sacher a tavola con la famiglia, etc.
il personaggio di moretti non potrebbe non essere michele apicella e su questo nulla da obiettare, se non che michele se ogni tot. anni arriva al cinema dovrebbe avere qualcosa da dire, altrimenti è meglio che se ne stia zitto, perché se ormai dopo i 50 si avvia ai 60 e non ha più verve, inventiva, voglia di fare e idee, potrebbe andarsene a fanculo alle bahamas con uno stuolo di ventenni a consumarsi il cazzo vita natural durante. ne guadagnerebbe lui e ne guadagneremmo noi (che smetteremmo, quindi, di buttare nel cesso i nostri soldi). 
non mi lamento tanto del fatto che il personaggio della buy è sterile e poco abbozzato: non sta scritto da nessuna parte che doveva essere approfondito, coglioni (quelli che hanno sostenuto questa tesi), anzi: nel film su (contro) berlusconi nanni aveva messo quell'insulsa sotto-trama sulla precarietà (...) della famiglia italiana, con quel coleroso partenopeo con la faccia mezza storpia e la suddetta buy: be', non facevano altro che strillare senza soluzione di continuità e se tu prendi quella mezz'oretta di grida e la TOGLI completamente dal film, non cambia nulla: il risultato del film è identico, il senso non è cambiato, non vien tolto nulla, zero. dunque: parentesi e abbozzo superfluo di personaggi secondari. dunque, arrivo al nocciolo: se nanni ormai da un bel po' di anni non è più in grado (è questo il punto) di girare un film strutturato su più piani, tanto vale che concentri le sue (esigue) energie su una cosa soltanto, perché sviluppare pure i comprimari tanto ormai vorrebbe dire allungare il brodo con l'urina, dire nulla in mezz'ora in più e soprattutto annoiare tutti.
infatti, è ricorso al papa a puro scopo strumentale: al solo apprendere la notizia tutti gli afecionados son partiti a razzo con: "ihihih" e "oddio! chissà cosa dirà!!", ma da dire non aveva proprio nulla, voleva solo attirare l'attenzione. un uomo bollito, completamente alla frutta. anyway io il mio consiglio gliel'ho dato.

venerdì 9 novembre 2012

the company men

al cinema non è mai stato nemmeno tra i primi 20 film del momento, neanche per una sola settimana, infatti è passato al dimenticatoio nel giro di 3 giorni e nessuno ne ha mai più parlato. ovunque. a me però ben affleck è sempre piaciuto, anche come regista (gone baby gone, the town), quindi questo non me lo potevo lasciar scappare, specie dopo aver letto della presenza di sua maestà kevin costner, indimenticato sogno erotico di tutte le signore italiane dai 50 in su. questo robo interviene come lo facevano molti film durante la depressione negli anni '30 (si parla della crisi economica mondiale '08, nonostante le competenze in economia ben affleck se la passa male), ma non con la vena favolistica e spietata di quel mostro di frank capra, bensì edulcorando il tutto col moralismo
post-9/11 che pervade il mondo. come detto, al cinema è passato come quella meteora di darko pancev in italia, però non è da confondere coi prodotti straight-to-video, infatti più che altro ricorda una fiction per la tv, ma americana, ovvero ben fatta ed altamente professionale, non come la nostra ove anche nei "polizieschi" trovi i protagonisti a mangiare gli spaghetti con gli amici mentre copiano battute di albertone, quando non si mettono proprio a far vedere tutta la preparazione della passata di pomodoro (fateci caso, succede sempre, in ogni fiction!). senza infamia e senza lode.

 the company men

giovedì 22 marzo 2012

l'albero


qui da noi l'albero usci' a giugno 2011 e duro' soli 3 giorni. un po' il perche' lo comprendo: verboso, pretenzioso, a tratti davvero fastidioso (verrebbe voglia di imitare la franzoni). in pratica un padre di famiglia (4 figli) sta tornando a casa con la terz'ultima nata (ed unica femmina) quando gli prende un coccolone quasi arrivato a casa ed infrocia contro l'albero davanti casa, accasciandosi con la faccia sul volante. fine del prologo (durato pochissimo). inizia il film. la bambina decide che l'anima del padre si e' trasferita dentro l'albero, e prende a stare giorni/mesi li' sopra per parlarci. la madre, charlotte gainsbourg, sfoga la depressione dando corda alla figlia e prende a parlarci anche lei. poi prende anche a dar corda all'idraulico dopo che le ha riparato i tubi (L'IDRAULICO!) e ci finisce a letto (DAVVERO IMPREVEDIBILE CON L'IDRAULICO!). allora l'albero si allunga (...) e con i rami sfonda pareti della casa, in 2 mesi distrugge un muro alzandolo, etc. allora la ragazzina accusa la madre: "fedifraga! zoccola! papino ce l'ha con te!!" e la madre dalli a scusarsi (io l'avrei presa a calci in bocca e spedita in collegio. poi, dopo un anno, sarei andata a trovarla: "ancora convinta che sono una zoccola? vediamo cosa rispondi"). il giochino simbolico dell'albero con le radici che intacca la loro casa non riesce a tenere in piedi il film per troppo tempo, specie se si tiene conto che questa stronzata dura due ore ed i protagonisti sono bambini ebeti/dementi o piu' o meno handicappati (il piu' piccolo ha 3 anni e non parla, emette suoni). charlotte completa il quadro dormendo sempre o parlando da strafatta/stralunata quando va bene. comunque, ha un pregio: mostra parte dell'australia che comunemente chi non ci ha vissuto tende a non vedere mai, ovvero quella dell'outback.

giovedì 16 febbraio 2012

trust


ma voi ve lo ricordate ROSS di friends? dei 3 maschi per me era il meno divertente (troppo coglione, poi chandler non si batte) ma non avrei mai creduto che, una volta iniziata la carriera di regista, avrebbe creato quest'immondizia. clive owen e catherine keener sono i genitori di una ragazzina di 13 anni molto bella che crede di essere brutta, dunque cerca online qualcuno che le scaldi il cuore. trova un 40enne che si finge adolescente e... mi viene da vomitare.

questa stronzata sembra una fiction di raiuno. avevo lasciato ross con fun fatboy run e continuava a fare quel che aveva sempre fatto: stare in mezzo il cinema da intrattenimento. ora questa roba. e niente, deve avere delle bollette carissime.


trust

domenica 9 ottobre 2011

beyond


lisbeth salander, la protagonista di uomini che odiano le donne, la ragazza che giocava con il fuoco e la regina dei castelli di carta, usa come nome d'arte noomi rapace da quando ha sposato ola rapace, uno svedesone imbecille ed aspirante james dean de noantri: si fa fotografare da "drogato" dai paparazzi, sfascia cose a caso (specie se inquadrato), si fa arrestare per incidenti stradali provocati da ubriaco (e non tarda nell'avvertire la stampa). anch'esso col nome d'arte "rapace" perche' questo nome in italiano* vuol dire qualcosa di fucking cool (...). in questo film una delle loro figliolette non e' una ragazzina scelta a caso: e' la loro figlia vera.
voi direte: perche' ci parla di tutte queste note biografiche anziche' parlarci del film??? be', non riuscite proprio ad immaginarlo? cosa siete, gasparri?? eddai!!
anyway lisbeth salander per tuutto il tempo odia la mamma, nonostante sia un punto di morte, ma alla fine piange e si libera del dolore. una merda da sbadigli, insomma.
qualcosa di divertente comunque c'e': nei continui e furbeschi flashback (devono pur mitigare la spropositata noia del "film", no??) si vede noomi bambina alle prese con i genitori finlandesi approdati in svezia per lavoro, solo che siccome sono due ubriaconi ignorantissimi e violenti, stanno tutto il tempo a gridare: SATANA!!! VITTU! VITTU VITTU!! PERKELEEEEE!!!
ho sorriso. qualcuno sa perche'.


* = quindi adesso sapete che TUTTA la pletora che diceva (noomi rapace) "numi reipis" e' un ammasso di merda fumante: coglioni, informarsi un momento no, eh? lo sceglie come nome d'arte: in svedese non vuol dire nulla, in inglese ancor meno, in italiano RAPACE esiste... e voi lo pronunciate all'inglese? complimentoni!!!
mi sembrate come uba uba, che anni fa si faceva riprendere dalle telecamere norvegesi, per farsi ridere dietro persino dal popolo piu' ridicolo, vergognoso ed insulso d'europa, mentre pronunciava satyricon cosi': SUTURUCUN, alla "norvegese". mi viene da ridere. Io Rido. I-Smile.


beyond

martedì 20 settembre 2011

mr. beaver


la coppia mel gibson e jodie foster e' indubbiamente la piu' NAZI del cinema mainstream. lei da anni sta cercando di dirigere il film biografico su leni riefenstalh ma trova delle difficolta' (non biasimo i produttori che dovrebbero metterci dei soldi per vederli bruciare), lui da la passione si prende un fracco di critiche e prese per il culo e vien tacciato come 'nazista' (va be'). ma poi negli ultimi anni ci son stati anche altri punti di contatto tra i due, come ad esempio fuori controllo (mel) ed il buio nell'anima (jodie).
anyway questa e' la storia di mel gibson ricco sfondato ma prossimo al suicidio per una depressione che dura da tanti anni e che non solo non accenna a passare, ma peggiora sempre piu'; la moglie, jodie, ad una certa dice: "SBROC! SBROC!" e lo caccia di casa. poi lui trova il peluche di un castoro che usa per schermirsi facendolo parlare al posto suo, quindi cerca la catarsi mediante il cazzeggio (non se lo toglie piu' dal braccio). andrebbe bene se non fosse che la scrittura degli adolescenti e' quanto di piu' trito, banale e da sbadigli si sia visto al cinema (preparatevi, perche' state per leggere nel pensiero degli sceneggiatori: sono sicurissima che sapete benissimo come hanno dipinto il figlio adolescente): il figlio, liceale, e' timido e parecchio introverso; e' innamorato di jennifer lawrence (tra gli altri, era la versione adolescente di charlize theron ne the burning plain e la protagonista nel piu' che bello un gelido inverno), ma non confessa mai il suo amore per lei, anzi la evita; odia i suoi genitori (...) ma piu' di tutti il padre, che gli fa proprio schifo; tende a chiudersi in cameretta ascoltando musica, isolandosi per poi darsi all'autolesionismo (...) perche' provando il dolore fisico riesce a non pensare al dolore interiore, a quel male di vivere che tanto lo attanaglia (...). ah, e chi hanno preso per inscenare 'sta roba? UN ATTORE DI 20 ANNI, BELLISSIMO, ALTO 190 CAZZO CENTIMETRI, CHE NEL FILM VA PURE BENISSIMO A SCUOLA, HA OTTIMI VOTI, E -COME DETTO- DI FAMIGLIA E' RICCO SFONDATO. se a questo, come se non bastasse, aggiungiamo che per arrivare ad un'ora e trenta hanno dovuto tirare per le lunghe anche con questa sottotrama puerile (quella adolescente, tra lui e jennifer), rendendola sempre il piu' stucchevole possibile, con tanto di primissimi piani di ragazzi di 18 anni ricchi e belli che piangono ripetendo il mantra "solo io ho problemi gravi" suscitando (...cercando_di) il pietismo, be', la frittata e' fatta. a quel punto, mandi a fanculo tutti sperando che irrompa il redivivo belushi ruttando, prendendo qualcuno a calci in culo e urlando: "TOGA! TOGA! TOGA!".


mr. beaver

sabato 13 agosto 2011

il padre e lo straniero

tutto sommato quel miracolato di ricky tognazzi non lo butto a mare perche' ultra' e' un capolavoro e canone inverso un filmetto gradevole; certo, da ultra' ormai son passati 20 anni ed a livello di 'stima' non e' che dovrebbe continuare a campare su quel film, tuttavia se si e' romani non si puo' non essere legatissimi a quello (a parte il fatto che alla fine ricky, piu' che 'campar' su quello, sta campando sulla continua reiterazione di immondizia nelle fiction per rai e mediaset, tranne quando ogni tanto si diverte a proporre a teatro o al cinema le stronzate familiari, coinvolgendo tuuutti i suoi parenti ed annoiando tutta italia). alessandro gassman invece a me come attore piace molto (il bagno turco, i miei piu' cari amici, i banchieri di dio, il seme della discordia e basilicata coast to coast; ma purtroppo anche in caos calmo, il compleanno e non prendere impegni stasera) e qui continua a dimostrare la sua bravura, anche grazie all'ottimo apporto della sua spalla, la russa ksenia rappoport (ha esordito in italia con quell'incompetente di tornatore ne la sconosciuta, poi ha continuato con l'immondizia con l'uomo che ama e italians, ma -finalmente- al quarto/quinto film e' riuscita a farsi scritturare in qualcosa di pregevole: la doppia ora). dunque, in sostanza, tutto giusto. eh. tranne una cosa: il film. nel primo tempo il genere era drammatico ed il tutto consisteva nella difficolta' di alessandro gassman nell'accettare un figlio handicappato (suppongo autistico); non lo amava, quasi lo odiava, non lo poteva guardare, ma via via riesce non solo ad accettarlo bensi' ad amarlo. questo alla fine del primo tempo, ed infatti tu rimani "???" perche', letteralmente, alla fine del primo tempo il film "finisce", risolve tutti i conflitti dunque ti chiedi cosa caspita succedera' dopo. e qui sorge il problema. il genere del secondo tempo e' il thriller (...) alla john grisham e, mi si perdoni, ma ne' ricky tognazzi ne' l'autore del libro da cui il film e' tratto hanno mezza briciola del talento dell'americano. ah, il problema non e' tanto lo stupore nel considerare la cosa senza capo' ne coda perche' se un film inizia con l'essere drammatico deve andare avanti cosi' sino al termine (anche perche': chi l'ha detto? dove sta scritto?) quanto in questo: il thriller e' costruito malissimo, non si basa su nulla, nemmeno una sorta di 'equivoco' non chiarito o altro, si basa proprio sul nulla, poi non approfondisce minimamente i motivi del thrilling (perche' i servizi segreti cercano quella determinata persona? cosa ha fatto di male? mah), quindi nel secondo tempo ti annoi e speri che lo strazio termini al piu' presto.
ah, alla fine un pregio il film ce l'ha davvero: vien voglia di visitare la siria.

domenica 3 luglio 2011

una sconfinata giovinezza


pupi con il figlio piu' piccolo e' tornato all'ardore di un tempo, dunque e' presumibile che per il resto della sua vita (una decina d'anni se gli va bene) continui a proporre i soliti film che sta proponendo in serie da qualche anno; film fatti di personaggi strambi e stralunati (marcore' innamorato di vanessa incontrada, albanese sminatore, abatantuono e le sue figlie, alba rottweiler figlia ritardata di silvio orlando, etc), vita di provincia sempre uguale a se' stessa e resa bella grazie allo sguardo malinconico di chi la ricorda, eccetera. personalmente, i suoi film meritano sempre o quasi la visione, spesso meritano anche la sala, ma credo che la reiterazione di questo canovaccio sia troppo prevedibile, a volte soporifero. sia chiaro: i colori, sapori ed umori sono fantastici, lo sguardo nostalgico sulla vita di provincia (con le sue manie, i tic) e' sempre interessante, pero' non si puo' non notare quanto tutto cio' sia prevedibile come i racconti dei nonni a natale (quindi la differenza non e' piu' nel nonno o nel racconto, che son sempre uguali, quanto nel nostro stato d'animo, o piu' che altro su quanto risulti arduo digerire l'abbuffata natalizia). infatti, lo preferisco nelle "mattate" imprevedibili come il capolavoro il figlio piu' piccolo, oppure in pellicole si' provinciali e nostalgiche come gli amici del bar margherita, pero' semplicemente piu' comiche, molto piu' divertenti, piene di situazioni esilaranti e gag. lui e' capacissimo in questo, dunque a volte mi spiace vederlo in questo pilota automatico. ah, va detto: ogni tanto le "mattate" sono deleterie, ed allora il mio discorso decade, dato che il nascondiglio ancora grida vendetta...

una sconfinata giovinezza

venerdì 20 maggio 2011

un'altra giovinezza - youth without youth


tutti noi vogliamo molto bene, no: tutti noi amiamo tantissimo francis ford coppola, quindi saperlo, alla fine della sua vita, alle prese con questo film (rimpiange la giovinezza che fugge tuttavia) ti fa venir voglia d'andarlo a cercare per abbracciarlo e dirgli quanto gli vuoi bene, pero' si dorme parecchio. qui e li' ci sono alcune scene che sara' impossibile dimenticare, talmente sono indelebili, particolari e toccanti; a livello visivo e' davvero affascinante (ed al limite lo consiglio come saggio: ecco chi sono i veri maestri, ecco chi puo', anche al termine della sua vita, riuscire a tinteggiare la celluloide come giotto), pero' onestamente ho fatto davvero fatica ad arrivare alla fine (tanto che ho dovuto andare in cucina e tornare dopo 15 minuti con bucatini all'aglio, olio e peperoncino special-version per riuscire a completare la visione).


un'altra giovinezza ITA DVD-RIP

martedì 17 maggio 2011

il responsabile delle risorse umane


del tutto casuale il fatto che la cover di questo breo-film ricordi quella qui accanto di little miss sunshine; cosi' com'e' casuale, del resto, il fatto che nella locandina ci sia lo stesso identico tipo di mezzo di locomozione; cosi' com'e' casuale che anche questo film sia un "on the road" in cui si viaggia per riscoprire se' stessi e l'"anima" che si e' persa, oppure perdersi di nuovo per poi ritrovarsi, per poi finire -casualmente- a tarallucci e vino.
il film, tratto dall'omonimo romanzo di abraham yehosua (e' ebreo), gira tra i piu' o meno poveri di gerusalemme, poi tra i poverissimi rumeni, tra i poveri ubriaconi post-sovietici (con tanto di divise, carri armati impolverati, bunker, etc) e invece di usare il dramma, attraverso l'on the road, per far sorridere (come little miss sunshine e come, del resto, buona parte della straordinaria filmografia di monicelli: sorridi dei drammi, che' tanto se piangi non cambia nulla, se non che stai peggio), lo usa per far "riflettere" (le virgolette), per intenerire lo spettatore col dramma (tranne qualche caso di comicita' mal riuscito) e fargli commentare a fine film, quando si mette in circolo con gli amici, frasi di cotanta brillantezza: "certo che nel mondo c'e' tanta sofferenza", "certo che nel mondo ci sono i bambini poveri", "e non solo", "certo che in fondo la gente di israele e' buona, forse dovremmo voler loro piu' bene: poveri israeliti". io a volte penso che quello "stato" illegale dovrebbe saltare in aria tutto insieme con tuutta la gentaccia che c'e' dentro, e questo perche' spesso e volentieri non perdono occasione di comportarsi in maniera deprecabile, per di piu' sbattendoti in faccia che lo fanno in nome di un libro fantasy.
domani vado alla feltrinelli e, in nome dell'ultimo libercolo di terry brooks, andro' in giro a sgozzare tutte le persone che -a mio insindacabile giudizio- non saran veri esseri umani bensi' dragoni cattivi mascherati da tali (un po' come in essi vivono); poi quando qualcuno avra' da dire 'a' io replichero': SEI NAZISTA! SEI ANTI-SEMITA!! tu mi ODI!!!

andiamo proprio bene.


il responsabile delle risorse umane DVD-RIP

mercoledì 4 maggio 2011

misure straordinarie


nelle giuste mani e con i giusti attori questo robo sarebbe potuto diventare l'ideale "seguito" di erin brockovich, invece nelle mani di un trasparente regista senza nome e con i giusti canidi questo robo finisce nel dimenticatoio nel giro di 3 giorni. fa distrarre sino a questo punto: iniziare a ridere associando 'morbo di pompe' (la malattia genetica trattata) + 'misure straordinarie'. morbo di misure straordinarie, misure di pompe straordinarie, pompe straordinarie, fine film; meno male, dov'e' la guida tv?


mercoledì 27 aprile 2011

l'uomo in piu'


sulla prima pellicola di sorrentino si fa presto: riguardo il furbetto regista napoletano molto attento a compiacersi in cerca di premi ho detto riguardo il divo, riguardo il reiterato deja-vu delle "recitazioni" di servillo ho detto riguardo gorbaciof. pero' alla fine il film non lo si manda a fanculo perche', dopo tuuutto un film di stronzate inutili, negli ultimissimi minuti il film quaglia grazie al monologo di toni che io condivido e faccio mio in toto:

lunedì 4 aprile 2011

io non ho paura


salvatores e' uno che filma quasi sempre film scadenti, a tratti davvero offensivi, spesso proprio di merda. raramente se ne esce col filmone, ogni tanto pero' non abortisce, anzi partorisce dei film carini: e' questo un caso. lo vidi, con soddisfazione, al cinema in dolce compagnia. anni dopo e' tornata, con soddisfazione, sia la dolce compagnia che la visione. pero' passato qualche mese devo dire che onestamente la compagnia non e' piu' dolce (infatti ciao ciao), mentre la visione rimane piacevole. naturalmente ignoro il libro perche' quello per me non e' uno scrittore: e' un plagiaro, un mezzo cialtrone, scrive per adolescenti. sia chiaro: per adolescenti di razza umana, non per mongoli che a 17 anni (non 11 eh) buttano i soldi con moccia, pero' sempre di roba costruita appositamente per adolescenti si tratta.



io non ho paura

sabato 12 marzo 2011

another year


mike leigh e' bravo, poi fa tutto da solo, il suo lavoro e' encomiabile, minuzioso, eccetera. moolti anni fa ha girato dei grandi film, poi lo si e' perso per strada, infine e' tornato alla ribalta (specie qui da noi in italia) grazie al segreto di vera drake, poi quella cazzata di happy go lucky ed infine questo. allora, sia chiaro: mike leigh lo si conosce, e' bravo, fine osservatore, educato, encomiabile, minuzioso, mai eccessivo, mai stronzo, ama il cinema ma soprattutto ama gli attori, le persone, eccetera, pero' c'e' un pero' e ve ne sarete accorti anche voi: il film e' una rottura di coglioni pazzesca. dura piu' di due ore ma potrebbe durare 30 minuti perche' la pellicola, dividendo il tutto in 4 stagioni da 20/30 minuti l'una, reitera quel che accade nella prima stagione, la primavera. nelle successive non accade nulla di piu', nulla di meno, nulla che aggiunga o tolga qualcosa, trattasi solo di pura e semplice teoria dell'accumulo: infatti, alla fine, si esce con le ossa rotte, inmalinconiti. questo mettendo da parte una sgradevolissima sensazione: il comune denominatore dei disgraziati passati in rassegna e' la coppia di sposati li' li' verso la terza eta'; loro, a differenza degli altri, sono colti, "arrivati" e felici, mentre tutti i loro amici/parenti sono ignoranti, con le vite ancora irrisolte alla loro eta', ma soprattutto tristi. se tu tutto il film ce lo fai vedere dal punto di vista dei due "colti" e "arrivati" poi gli altri sembra sempre di vederli dalla lente d'ingrandimento, come chi dall'alto studia gli insetti. questa non e' una mia sensazione strisciante o qualcosa che "cresce" durante il film: e' cosi' dall'inizio alla fine, che' la pellicola in pratica dura 25 minuti e poi per tutto il resto del tempo ci sono variazioni sul tema. fanculo, poi solo a parlar di quest'esercizio di stile viene il fastidio: qualcosa vorra' pur dire.
another year

venerdì 4 marzo 2011

127 ore


james franco e' uno scalatore, sciatore estremo, eccetera; qualcosa va storto quando si trova nel grand canyon e per 127 ore fa i conti con se' stesso, la natura, eccetera. fine.
capirete bene che con una trama (si fa per dire) del genere le possibilita' di un clamoroso tonfo noiosissimo erano molte: pensate a film come open water, alla deriva o into the wild, ad esempio. ovviamente, i primi 2 sono spazzatura finissima mentre into the wild da molti cialtroni/handicappati e' stato salutato come filmone (...), pero' il punto e' che film di un'ora e mezza/due con la sceneggiatura di 1 riga su un foglio di carta igienica di solito tendono ad annoiare mortalmente e riuscire a tenere alta la tensione e a non far dormire lo spettatore pagante e' arduo. sean penn in quella merdaccia si da' continuamente arie (comunque, tutti -detrattori o meno- sanno che mentalmente e' instabile, letteralmente un pazzo scatenato, mezzo fuso e mezzo suonato; dunque magari into the wild e' fatto in quel modo sol perche' in quei giorni ha abusato delle pillole sbagliate -non e' che come persona e' attendibile: e' come prestare attenzione e dar peso ai deliri di un coglione continuamente strafatto e stralunato) e il poveraccio attore protagonista si spara continuamente le pose (e infatti sei li' che gli rispondi: "ma parla per te e vai a fanculo, cretino."). questo invece non accade con 127 ore ed il merito e' della regia asciutta, "videoclippara" e senza pretese di boyle (oltre che per un tema diverso, chiaramente).
ah, a james franco hanno appena rubato una statuetta come protagonista (se poi pensiamo che l'han data a colin firth per una delle interpretazioni piu' dispensabili della sua carriera offerta in uno dei piu' dispensabili film della sua carriera... allora siam proprio a cavallo): sicuramente all'academy si rifaranno il prossimo anno, magari premiandolo per una prova del cazzo in un merdo-film sulla solita valle di lacrime, ça va sans dire.
il delirio/ricordo dell'orgia con questo classicone festaiolo in sottofondo mi ha messo i brividi ed il commento migliore l'ha scritto un tizio su youtube (clicca li'):
I need to listen to this when I'm naked having sex in a car orgy in the middle of a snow storm.
dopo questo film voglio un po' piu' bene a danny boyle, a james franco ed alla vita in generale. domani andro' al parco in bici con plastic bertrand in loop per tutta la corsa.
127 ore DVD-RIP