marco tullio ostilio giordana quando si allontana dall'inchiesta e dai fatti di cronaca ben precisi, come in quando sei nato non puoi più nasconderti, fa tonfi nell'acqua destinati a cadere nel dimenticatoio; è un regista d'inchiesta, pertanto ha senso solo ed esclusivamente in quell'ambito. tralasciando sangue pazzo che all'interno della sua produzione possiamo definire come scorreggina fuori contesto, pasolini delitto italiano mi ha annoiato, i cento passi mi ha fatto ridere per il comico involontario e l'ipocrisia di fondo di quei terroni cialtroni che ancora ciarlano riguardo l'utopia di "combattere" la mafia (quando invece è da ringraziare e tenersela stretta), con la meglio gioventù invece mi ha piacevolmente stupito, lo ho apprezzato davvero, e questo perché quel film per la televisione, fiction rai, era ammantato da forti connotati familiari, sembrava quasi di vedere un lungo spot della barilla della durata di 10 ore, diciamo. ah, l'accezione in questo caso è positiva.
quando, invece, come in questo caso, giordana si dedica al cinema d'inchiesta tout-court, finisce per annoiarmi per varie ragioni: la prima è che è una zecca di merda ed i suoi film, così come tutte le zecche, sono di parte, lontani dal rispetto per la democrazia, lontano dalla verità, ammantati da cazzate moraliste d'accatto del "volemose bene" e "coccoliamo i negri", come sono soliti fare quegli sporchi parassiti che ammorbano il nostro paese; la seconda ragione è che questo particolare settore del cinema italiano, settore che reputo nobile e che seguo assiduamente, ha dato il meglio 40 o 50 anni fa, di certo non oggi. se 40 anni fa, mentre accadevano fatti deprecabili, dei registi coraggiosi sfidavano il potere (le virgolette qui e altrove aggiungetele voi) raccontando quel che accadeva a loro in quel preciso momento storico, servendosi per altro di autentici mostri come gian maria volonté, il risultato era questo: ammirare dei film potentissimi, che mietevano premi in lungo e in largo in europa e nel mondo (non le cazzatelle come i david donatello che vince giordana, per capirci), e tantissime persone finirono per ammirare e ricordare certi prodotti per decadi intere.
giordana, invece, siccome non ha attributi ed è il solito comunista che guarda al passato col broncio mentre indossa una giacca a quadri con le toppe sui gomiti (sospetto abbia anche la forfora), non racconta ciò che accade di brutto oggi, bensì quello che accadeva in quegli anni, di fatto "scontrandosi" con nessuno, perché a nessuno fotte sega di vedere un documentario su piazza fontana quando qualsiasi italiano che non sia ritardato o under-15 sa già benissimo tutto riguardo l'accaduto. potrebbe girare un film d'inchiesta sull'ilva a taranto, magari una cosa tipo erin brockovich per capirci, con tanto di attoroni internazionali, ed il mondo guarderebbe a noi e lui otterrebbe premi e chi di dovere lì a taranto magari (forse) stringerebbe le chiappette (spero che tutto il marcio che stan perpetrando a taranto ricada su di loro, non sulla loro stirpe: su di loro). questo perché lottare contro il potere presente vuol dire avere attributi ed acquisire valore storico, oltre che meramente cinematografico (se si hanno le capacità, chiaro); al contrario, "lottare" contro il potere di 40 o 50 anni fa non vuol dire nulla, perché la verità è che oggi a nessuno frega un cazzo di quel che è accaduto al povero pinelli. a qualcuno ancora ancora interessa qualcosa dell'ilva, dunque avrebbe più senso parlar di quello.
tutto questo è un vero peccato, perché il cast comprende mastandrea, colangeli, gifuni, tirabassi, zingaretti, favino, michela cescon e lo cascio, ovvero più o meno tutto il meglio che l'italia può offrire.
giovedì 13 giugno 2013
romanzo di una strage
Pubblicato da
vanessa
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giovedì, giugno 13, 2013
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