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martedì 30 aprile 2013

argo


hanno creato il caso attorno ad un non-caso. trama: la CIA si mette in testa di far rimpatriare americani presenti in iran durante i tumulti della fine dei '70 e strizza l'occhio ad hollywood per darsi arie col pisello in mano col fine di fare incetta di oscar. io capisco che gli stati uniti abbiano bisogno di far passare gli iraniani come brutti, sporchi, cattivi e soprattutto stupidi; io capisco che la CIA e gli ebrei abbiano sempre bisogno di inventarsi i nemici quando i nemici non ci sono; capisco anche l'urgenza di arginare il subconscio che fa sentire autistici dandosi pacche sulle proprie spalle a suon di oscar per contrastarlo, però i fatti sono andati così: la CIA ha speso mesi di lavoro e milioni di dollari col fine di far rimpatriare uno sparuto numero di ostaggi in iran. tutto il gruppone numerosissimo di ostaggi rimasti lì sono tornati a casa pochissimo tempo dopo grazie alla diplomazia, e senza l'ausilio dei supereroi.
quest'ennesima dimostrazione di celodurismo americane mi ha rammentato un fatto passato alla storia che definisce i confini della grandeur americana: gli americani tanti anni fa non sapevano come fare per scrivere nello spazio con le penne, poiché a gravita zero l'inchiostro naturalmente non sta fermo, forma palline "in aria" e la penna non scrive; così hanno rubat speso decine di milioni di dollari ardimentandosi nell'ingegnare una penna con dell'inchiostro in grado di resistere alla forza di gravità, e sventolando bandiere quelli di houston ci sono riusciti, ché loro se hanno un problema stanno a testa bassa sin quando lo risolvono. i russi nello spazio hanno portato le matite. questo è argo.

martedì 13 marzo 2012

the iron lady


figuriamoci se non vinceva premi oscar...
questa stronzata non vale nemmeno la pena d'esser vista perche' per meta' del tempo c'e' meryl streep con le visioni del marito defunto che vaneggia ed altre stronzate simili, nell'altra meta' del tempo c'e' margaret roberts in mezzo ai politici inglesi uomini che sono SEMPRE TUTTI avidi di potere ed interessati alla carriera politica, al contrario di lei che e' mossa da ideali (...). si accenna alle isole falkland ma non c'e' nemmeno una scorreggina, un alito, una piccola nota di mezza riga, non c'e' niente riguardo il fatto che quelle isole si chiamano malvinas e non c'azzeccano nulla con il regno unito, ma soprattutto: non viene accennato manco per sbaglio che quella "guerra" non serviva a nessun inglese dato che li' ci son solo 3 mila stronzi e basta, e nondimeno che alla signora di ruggine in realta' quella "guerra" serviva solo ed esclusivamente ad essere rieletta, dato che chiunque sapeva della sua prossima sconfitta elettorale, ma l'epilogo "vittorioso" della "guerra" riusci' a far balzare i consensi in un'orgia di dabbenaggine, dunque venne rieletta. ed in questo "film" non c'e' nulla di tutto questo, neanche per sbaglio qualcuno scorreggia mezza critica, niente, zero: chi le dice 'a' e' uno squallido maschio dominante alfa (...) che vuole solo il potere, lei invece e' laureata ad oxford e la sa piu' lunga di tutte. aspetti quel tot. piu' del dovuto per mandare tutti a fanculo solo perche' comunque oggi come oggi si stara' cacando e pisciando addosso senza accorgersene e capace che si stara' rivolgendo alla chicas in salotto come "marito mio".


the iron lady

mercoledì 23 marzo 2011

crazy heart


non sapevo che l'esordiente "regista" di crazy heart avesse partecipato a broken trail (fiction tv "western" crepuscolare diretta da walter hill alla canna del gas), ma la presenza di robert duvall, qualche atmosfera particolare (grazie ai paesaggi) e qualche dialogo mi avevano fatto venire in mente esattamente quella roba. praticamente il "ghost writer" bob duvall ha qui prodotto, 30 anni dopo, una sorta di rifacimento cerebroleso di un tenero ringraziamento, film (country anch'esso) cinematografico di ben altro spessore che gli permise di vincere l'oscar come migliore attore (la cosa si e' ripetuta anche in questo caso per jeff bridges). gli americani vanno continuamente ghiotti di questa roba perche' per loro il country, i cowboys ed i jeans sono storia; li' questa roba attecchisce anche quando fa schifo e non dice NULLA, qui da noi ovviamente ha un peso diverso. ah, poi se ci si avvicina a questa roba dopo il botto dell'oscar e soprattutto dei commenti sconclusionati di coglioni prestati alla carta stampata allora a fine visione la delusione e' ancora piu' cocente (t'aspetti qualche interpretazione degna, t'aspetti un bel film country fatto col cuore, etc. invece siamo dalle parti del film tv, non del cinema): il film termina 20 minuti prima del finale (per il resto son solo solite marchette ed happy end hollywoodiani da titoli di coda).
nonostante io non abbia alcuna conferma in merito, metterei la mano sul fuoco che la "colpa" di cio' sia da imputare proprio a robert duvall: e' stanco, vecchio, bolso, prende i giorni che rimangono da vivere cosi' come viene, ci si cheta e si sta in tranquillita', magari godendosi un paesaggio: al cinema questa roba non serve (al limite questa roba puo' essere utile a chi soggiorna in ospizi mentre attende di morire), bensi' servono sangue, cuore e violenza. fiction da seconda serata su rai2.

giovedì 17 marzo 2011

i ragazzi stanno bene


lisa cholodenko e' una lesbica sulla cinquantina che ha figli grazie ad inseminazioni artificiali e non avendo nient'altro da dire oltre a questo banale assunto (cioe', come se io facessi un film sul fatto che, di mattina, solgo cacare dopo colazione e mai prima), l'ha raccontato. la cialtrona (che spero muoia al piu' presto onde evitare futuri danni o, peggio!, estimatori), non essendo ne' sceneggiatrice ne' tantomeno regista ottiene come risultato una porcata che solo gli handicappati del sundance festival e gli obnubilati/venduti dell'academy award potevano apprezzare. quest'aborto idrocefalo e' un interno di famiglia borghese in cui sorridono e si crucciano per finti problemi che risolvono, in quanto tali, in fretta e furia con 3 scene. le uniche a credere nella cosa sono proprio le due attrici, annette bening e julianne moore, ormai evidentemente alla demenza senile e/o menopausa che nel loro caso stranamente ha fatto volatilizzare etti di cervello. il buon mark ruffalo si vergogna della cosa ma deve pur campare, quindi non recita e per questo e' l'unico a salvare la faccia. julianne moore, invece, ormai sembra margherita buy incancrenita (ormai la julianne dei bei tempi andati e' un ricordo sempre piu' sbiadito).
l'unico motivo per cui questa vaccata ha ottenuto un sacco di "ooohh" stupiti e' che la coppia di donne ha una famiglia lesbica e si scambiano 2 mezzi bacetti in croce, ma per il resto non c'e' proprio NULLA di "strano", "atipico" e "per nulla normale": il lato commedia e/o brillante e' inesistente e quando ci provano la scrittura e' da latte alle ginocchia, il lato drammatico e' da AHAHAHAHAH dato che e' talmente puerile da esser risolto ovviamente in maniera raffazzonata (anche perche' il tutto era solo un mero pretesto per raccontar la propria noiosa vita, non avendo davvero nient'altro di meglio da raccontare).

ricordiamo che questa roba ha ricevuto ben 4 nominations; almeno sappiamo che l'oscar va inteso come il mio premio gnugna: in realta' premiano il peggio.
ricordiamo che 30 anni fa pedro almodovar ha fatto vedere a tutto il mondo l'universo gay/lesbo/gente emarginata, quindi scordarlo e fingere d'essere alle prese con un cinema "ad effetto", o che faccia "sensazione", o sailcaso, con questa merda borghesuccia-omologata e' offensivo; cioe', "il faro" c'e' ed al limite, se proprio non si ha NULLA da dire, basterebbe seguirlo per non perdere la rotta; del resto qui da noi l'abbiam fatto e (sempre rimanendo sullo stesso tema) il seme della discordia e' un film godibilissimo (che consiglio).

spero che annette bening e julianne moore muoiano al piu' presto perche' non meritano di lordare ancora il cinema.


i ragazzi stanno bene

sabato 12 marzo 2011

another year


mike leigh e' bravo, poi fa tutto da solo, il suo lavoro e' encomiabile, minuzioso, eccetera. moolti anni fa ha girato dei grandi film, poi lo si e' perso per strada, infine e' tornato alla ribalta (specie qui da noi in italia) grazie al segreto di vera drake, poi quella cazzata di happy go lucky ed infine questo. allora, sia chiaro: mike leigh lo si conosce, e' bravo, fine osservatore, educato, encomiabile, minuzioso, mai eccessivo, mai stronzo, ama il cinema ma soprattutto ama gli attori, le persone, eccetera, pero' c'e' un pero' e ve ne sarete accorti anche voi: il film e' una rottura di coglioni pazzesca. dura piu' di due ore ma potrebbe durare 30 minuti perche' la pellicola, dividendo il tutto in 4 stagioni da 20/30 minuti l'una, reitera quel che accade nella prima stagione, la primavera. nelle successive non accade nulla di piu', nulla di meno, nulla che aggiunga o tolga qualcosa, trattasi solo di pura e semplice teoria dell'accumulo: infatti, alla fine, si esce con le ossa rotte, inmalinconiti. questo mettendo da parte una sgradevolissima sensazione: il comune denominatore dei disgraziati passati in rassegna e' la coppia di sposati li' li' verso la terza eta'; loro, a differenza degli altri, sono colti, "arrivati" e felici, mentre tutti i loro amici/parenti sono ignoranti, con le vite ancora irrisolte alla loro eta', ma soprattutto tristi. se tu tutto il film ce lo fai vedere dal punto di vista dei due "colti" e "arrivati" poi gli altri sembra sempre di vederli dalla lente d'ingrandimento, come chi dall'alto studia gli insetti. questa non e' una mia sensazione strisciante o qualcosa che "cresce" durante il film: e' cosi' dall'inizio alla fine, che' la pellicola in pratica dura 25 minuti e poi per tutto il resto del tempo ci sono variazioni sul tema. fanculo, poi solo a parlar di quest'esercizio di stile viene il fastidio: qualcosa vorra' pur dire.
another year

martedì 8 marzo 2011

the fighter

il regista e' david o. russell, che torna a lavorare con mark wahlberg dopo il fenomenale three kings ed il ributtante i heart huckabees. amico fraterno, spalla ed allenatore/motivatore del pugile vahlberg e' un christian bale da oscar (che ha puntualmente vinto). ci sono tanti bravi attori, qualcuno anche fenomenale, pero' molti di questi finiscono per recitarsi addosso, finiscono per trasmettere allo spettatore continuamente questa frase: "guardami, sono quest'attore famoso, guarda come recito bene". e la differenza tra un bravo attore in parte ed il bale di questo film e' la stessa che c'e' tra alberto sordi e vittorio gassman ne la grande guerra: gassman recita benissimo, interpreta perfettamente una parte; alberto sordi DIVENTA il romano cialtrone e vigliacco, lui DIVENTA quella persona, lui E' lo scanzafatiche lavativo, NON recita. quella e' una qualita' che hai o non hai: bale ce l'ha. la sua prova e' entusiasmante (il film e' normale/carino), ma per gradirla al meglio ho voluto guardare anche la versione originale non appena di ritorno a casa; ovviamente, la sua interpretazione ne guadagna (il film no). anzi a questo punto linko proprio la versione originale.
comunque, se proprio non avete nulla da fare: andate al cinema; se volete vedere un ben film: cercate altro; se la boxe vi piace tanto: cercate altro; se volete un film innocuo con qualche interpretazione superlativa: accomodatevi.

ecco il vero pugile nell'incontro piu' importante della carriera:





the fighter ENG

venerdì 4 marzo 2011

127 ore


james franco e' uno scalatore, sciatore estremo, eccetera; qualcosa va storto quando si trova nel grand canyon e per 127 ore fa i conti con se' stesso, la natura, eccetera. fine.
capirete bene che con una trama (si fa per dire) del genere le possibilita' di un clamoroso tonfo noiosissimo erano molte: pensate a film come open water, alla deriva o into the wild, ad esempio. ovviamente, i primi 2 sono spazzatura finissima mentre into the wild da molti cialtroni/handicappati e' stato salutato come filmone (...), pero' il punto e' che film di un'ora e mezza/due con la sceneggiatura di 1 riga su un foglio di carta igienica di solito tendono ad annoiare mortalmente e riuscire a tenere alta la tensione e a non far dormire lo spettatore pagante e' arduo. sean penn in quella merdaccia si da' continuamente arie (comunque, tutti -detrattori o meno- sanno che mentalmente e' instabile, letteralmente un pazzo scatenato, mezzo fuso e mezzo suonato; dunque magari into the wild e' fatto in quel modo sol perche' in quei giorni ha abusato delle pillole sbagliate -non e' che come persona e' attendibile: e' come prestare attenzione e dar peso ai deliri di un coglione continuamente strafatto e stralunato) e il poveraccio attore protagonista si spara continuamente le pose (e infatti sei li' che gli rispondi: "ma parla per te e vai a fanculo, cretino."). questo invece non accade con 127 ore ed il merito e' della regia asciutta, "videoclippara" e senza pretese di boyle (oltre che per un tema diverso, chiaramente).
ah, a james franco hanno appena rubato una statuetta come protagonista (se poi pensiamo che l'han data a colin firth per una delle interpretazioni piu' dispensabili della sua carriera offerta in uno dei piu' dispensabili film della sua carriera... allora siam proprio a cavallo): sicuramente all'academy si rifaranno il prossimo anno, magari premiandolo per una prova del cazzo in un merdo-film sulla solita valle di lacrime, ça va sans dire.
il delirio/ricordo dell'orgia con questo classicone festaiolo in sottofondo mi ha messo i brividi ed il commento migliore l'ha scritto un tizio su youtube (clicca li'):
I need to listen to this when I'm naked having sex in a car orgy in the middle of a snow storm.
dopo questo film voglio un po' piu' bene a danny boyle, a james franco ed alla vita in generale. domani andro' al parco in bici con plastic bertrand in loop per tutta la corsa.
127 ore DVD-RIP

lunedì 28 febbraio 2011

special-OSCAR 2011

domani arriva il mio "speciale" su tutta la cerimonia, su tutti i film visti e sui premi assegnati.

so stay tuned ma anche stay attento.

EDIT: c'ho ripensato, 'sta monnezza di oscar merita approfondimenti ulteriori, si entra maggiormente nello specifico. mi prendo piu' tempo.

mercoledì 23 febbraio 2011

il cigno nero


la voglia di morire. e' davvero un mondo difficile. darren gira nuovamente the wrestler versione: balletto ed il volgo insorse lamentando che il film sia troppo 'allegorico', oppure 'enfatico', oppure 'eccessivo'. mi scappa la cacca. alla domanda "e' possibile scrivere da deneuronati?" la risposta e' SI, ovviamente. un film che, per dire quelle due cose che vuole dire, prende come pretesto il lago dei cigni, ovvero un balletto del diciannovesimo secolo -mi chiedo- come cavolo potrebbe non essere 'enfatico', 'eccessivo' o, meglio ancora, 'allegorico'? il cigno E' un'allegoria, quindi ma di che parlano? bubba, stubedo e' chi lo stubedo fa, ah?
poi, va be', da anni, (ma dopo mezzo film eh) s'e' capito quanto questo regista sia pretenzioso, quanto si senta "STO CAZZO" e non tardi nel farlo presente, per cui a meno di essere sprovveduti l'addizione lago dei cigni + aronofsky doveva far drizzare qualche antennina. traduco: si', ovviamente non e' che stavolta darren s'e' svegliato col culo scoperto ed ha smesso d'essere se' stesso, anzi se possibile calca di piu' la mano. si', ovviamente se mescoli lui al lago dei cigni non puo' uscire fuori qualcosa di diverso dal pacchiano, a tratti talmente banale/posticcio da offendere (penso a vincent cassel), ma non a caso si tratta del lago dei cigni...

ah, una cosa: probabilmente intepreto la cosa in questo modo sol perche' il film mi e' piaciuto, ma credo che se in un film un regista arriva a mettere scene si' plateali:



con la portman che man mano (in tutti i sensi) inizia a toccarsi per poi darsi al lesbo per poi chiudersi in bagno in un club con sconosciuti mentre e' in trip acido, be', a quel punto l'odore dell'artista pretenzioso che cerca di mettere lo spettatore in difficolta' e si erge su di un piedistallo io lo sento meno. sento piu' l'odore della sincerita', di quello che se ne frega di tutto, che grida "si', faccio film per tardo-adolescenti che non escono", che non tenta nemmeno per sbaglio di nascondere d'essere pacchiano, posticcio, piu' che ridicolo a tratti, eccetera. insomma, sincero. penso che registi del genere siano registi da donna, registi che tendano a piacere a coglioni, dissociati e sfigati, registi che non meritano l'amore e la passione sfrenata degli spettatori, penso che registi del genere siano molto stronzi. pero' se e' vero com'e' vero che questo coglione non si merita l'amore "da fan" cosi' come se lo meritano polanski, scorsese o eastwood, onestamente non posso riconoscergli che sia un buon regista, per lo meno per questo dato banale: ha personalita', stile, un suo "tocco", poi ovviamente se muore domani il cinema non e' che perda chissa' cosa.


film affini: naturalmente il gia' citato the wrestler, poi eva contro eva, the others e ragazze interrotte.

martedì 15 febbraio 2011

il discorso del re


AHAHAHAHAHAHAH AHAHAHAHAHAHA AHAHAHAHAHAHA UHUHUHUHUH AHAHAHAHA HUH UH UH U HU HUHAHAHAHAH UAH UHHUHUHHU HA UHAU HUHAHAHAUHUHAUHAUHAUHA UHAUHAUHA UHA UHAUH UHHA!!!!

trama: giorgio VI e' un balbuziente dunque necessita del logopedista. un'ora e trequarti di esercizi, gorgheggi, canti e ovviamente scazzi, ma alla fine diventa una persona normale. quale mirabile discorso dovevamo sentire, quello che inizia "I have a dream... " oppure quello con "io sono un berlinese." ? no, niente di tutto questo. due ore per assistere a: "la seconda guerra mondiale -mi sa tanto che- non sara' bella, pero' voi andate ugualmente a combatterla, dunque armiamoci e partite.".

appero'. complimenti, oh. 11 candidature all'oscar (...) meritatissime. se almeno almeno cambiassero il nome in PREMIO OSCUR non direi niente, che' te lo dice il nome: il premio e' oscuro, quindi ti metti l'anima in pace. e invece NO! oh madonna del carmine...

il discorso del re

martedì 16 marzo 2010

the hurt locker (reprise)

the hurt locker e' tornato al cinema (ad un anno e mezzo dall'uscita in italia) dopo la notte degli oscar. se proprio non riuscite a spendere due lire per vederlo, almeno scaricatelo.

tra l'altro questo film credo sia l'unico caso in cui un film americano e' uscito al cinema in italia 9 mesi prima dell'uscita in america (stranamente durante il secondo mandato bush l'han tenuto nel cassetto per farlo uscire 6 mesi dopo l'insediamento d'obama. sembra una roba "coraggiosa" alla oliver stone).

the hurt locker